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Si fa spedire la droga nel suo hotel di Ischia, ma il pacco finisce a Procida

La Cassazione ha confermato la condanna per il gestore di un hotel di Ischia: si era spedito 3 chili di droga, il pacco era stato smarrito e scoperto.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Per non portare la droga di persona a Ischia se l'era fatta spedire: l'aveva affidata a un corriere espresso, indicando come destinatario se stesso. Stratagemma escogitato da un imprenditore napoletano, gestore di un hotel sull'isola, che però era naufragato per via di un errore di spedizione: il pacco era finito ad un commerciante di Procida, che si è trovato tra le mani quasi tre chili di hashish e cocaina e ha avvisato i carabinieri. La storia risale a due anni fa, in primo grado l'uomo era stato giudicato con rito abbreviato. Il 16 febbraio l'iter processuale si è chiuso con la Cassazione, che ha confermato la condanna inflitta il 12 aprile 2022 dalla Corte di Appello di Napoli: 5 anni e quattro mesi di carcere e 26.666 euro di multa.

Le indagini erano partite il 17 gennaio 2021, proprio col ritrovamento della droga, arrivata in un pacco con su scritto soltanto "Gianni", soprannome dell'imputato. I carabinieri hanno poi ricostruito il percorso: l'imprenditore 47enne lo aveva affidato al suo spedizioniere di fiducia, senza rivelargli il contenuto. Qualcosa, però, era andato storto nello smistamento e così invece di venire recapitato ad Ischia, nell'hotel gestito dall'uomo, il pacco con dentro 270 grammi di cocaina e due chili e mezzo di hashish era stato consegnato a Procida. L'imprenditore era stato quindi arrestato, nel febbraio 2021, ed era stato sottoposto ai domiciliari.

Per i giudici della cassazione "Gianni" non merita sconti di pena perché il quantitativo di droga e la diversa tipologia di sostanze stupefacenti dimostrano "la pericolosa caratura sociale" dell'imprenditore, "evidentemente inserito in circuiti di mercato stabilmente dediti al narcotraffico". Ovvero: con quella droga, ritengono, il 47enne intendeva alimentare canali di spaccio già avviati e di cui faceva parte.

Inoltre la Cassazione evidenzia le "modalità subdole della condotta" dell'imprenditore, che per spostare la droga aveva coinvolto anche il titolare della ditta di spedizioni "consegnandogli un pacco contenente merce scottante e perciò esponendolo al rischio anche soltanto potenziale, ma poi di fatto verificatosi, della scoperta del suo contenuto e di trovarsi involontariamente coinvolto in una vicenda criminosa di cui era del tutto ignaro". La Cassazione ha infine dichiarato "inammissibili" i motivi di ricorso proposti dai difensori ed ha condannato l'uomo a versare 3mila euro alla Cassa delle Ammende e a pagare le spese processuali.

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