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Sequestrati elicotteri alla società di Pompei che lanciò i petali per i Casamonica

Sequestrati 8 elicotteri a Pompei (Napoli), riconducibili a 4 indagati: fino al novembre 2024 hanno usato gli aeromobili senza alcuna autorizzazione.
A cura di Nico Falco
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La Guardia di Finanza di Napoli sta procedendo al sequestro di otto elicotteri, riconducibili a 4 persone, una delle quali rappresentante legale della Rotortech di Pompei (Napoli): i quattro, hanno appurato le fiamme gialle, fino al novembre 2024 hanno effettuato sorvoli senza alcuna autorizzazione. L'azienda è la stessa che nel 2015, con un suo elicottero, sganciò petali di rosa sulla chiesa di Don Bosco a Roma per le esequie di Vittorio Casamonica.

I voli senza autorizzazione

Il decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip di Torre Annunziata su richiesta della locale Procura, è stato affidato per l'esecuzione ai militari del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli.

Dalle indagini è emerso che, nel comune di Pompei, gli indagati hanno svolto attività di air-taxi, voli panoramici e lancio di oggetti in volo sebbene non possedessero titoli autorizzativi. Gli aeromobili impiegati, si legge nella nota a firma del procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, "non risultano essere stati sottoposti ad alcuna ispezione periodica e le procedure manutentive non sono risultate rispondenti agli standard commerciali europei".

Tra gli episodi finiti sotto la lente degli investigatori c'è anche il lancio di petali di rose effettuato nel centro abitato di Pompei, in occasione di un matrimonio, senza l'autorizzazione dell'ente Nazionale per l'Aviazione Civile, con sorvolo al di sopra di un assembramento di persone senza l'osservanza delle prescrizioni del regolamento.

Il sorvolo per il funerale di Vittorio Casamonica

La Rotortech è la stessa società che si era occupata del lancio di fiori dall'elicottero il 20 agosto 2015, quando nella chiesa di Don Bosco, a Roma, si sono svolti i funerali di Vittorio Casamonica. Esequie che erano finite su tutti i giornali per la loro sfarzosità, tra manifesti inneggianti a "Re Vittorio" e la colonna sonora de "Il Padrino". Nel novembre successivo al pilota dell'elicottero era stata sospesa la licenza di volo per 33 mesi.

E c'erano state anche conseguenze giudiziarie: la Procura di Roma aveva aperto un fascicolo a seguito di un esposto in cui si accusavano autorità politiche e istituzionali di non avere impedito che attraverso quel funerale il clan manifestasse il suo potere; nel gennaio 2016 il pm aveva però chiesto l'archiviazione al gip, non rilevando in quello "show" condotte penalmente rilevanti da parte dei presunti responsabili chiamati in causa nell'esposto.

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