Rapinatore ucciso a Cesinali (Avellino) in una sparatoria con la polizia, indagati 5 agenti

Cinque agenti di Polizia sono stati iscritti nel registro degli indagati per la morte di Giovanni Rinaldi, il 31enne di Molfetta rimasto ucciso nel conflitto a fuoco con le forze dell'ordine lo scorso 13 ottobre a Cesinali, in provincia di Avellino. Si tratta di un atto dovuto, fa sapere la Procura irpina, per chiarire la dinamica dello scontro nel quale ha perso la vita l'uomo al termine di un lungo inseguimento iniziato in Puglia, dopo che assieme ad altri quattro complici stava preparando un colpo ad un furgone portavalori lungo il raccordo autostradale Avellino-Salerno. Gli altri quattro sono stati arrestati dai poliziotti.
La vicenda è accaduta giovedì sera: il commando di cinque persone, tutti italiani tra i 30 e i 40 anni, ognuno a bordo di una vettura diversa, era partito da Cerignola. La Procura di Chieti da tempo li teneva d'occhio, ed ha allertato i colleghi irpini e di Foggia di monitorarli, fornendo il numero di targa di due automobili e di un furgone, tutti rubati qualche giorno prima nella provincia teatina, e che dovevano essere usati dalla banda per preparare l'assalto al portavalori.
Quando gli agenti di polizia hanno "intercettato" le auto segnalate, è partito l'inseguimento: centinaia di chilometri a cavallo dell'appenino che divide Abruzzo, Molise e Puglia dalla Campania, durante il quale i cinque erano riusciti più volte ad "allungare" sulle volanti, ma sempre tallonati chilometro su chilometro.
L'azione congiunta degli agenti di Foggia ed Avellino ha permesso all'altezza di Cesinali di "incanalare" la loro fuga nei pressi del cimitero locale, chiudendoli in un imbuto. Ma i cinque avrebbero aperto il fuoco contro gli agenti che, a loro volta, avrebbero risposto ai colpi. Nel conflitto a fuoco è così morto Giovanni Rinaldi, 31enne di Molfetta, mentre altri tre sono stati arrestati sul posto.
Il quinto era riuscito a scappare, ma la sua fuga è terminata il giorno dopo: è stato fermato su un bus mentre cercava di allontanarsi dall'Irpinia. Si tratta, tra le altre cose, di un elemento di spicco della criminalità pugliese, ricercato dal novembre 2020 e considerato appartenente ai Moretti-Pellegrino-Lanza.