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Raid con l’acido contro due sorelle a Napoli, indagini su una donna della cerchia familiare

Si concentrano su una donna le indagini sulla vicenda delle due sorelle sfregiate con l’acido a Napoli; l’episodio potrebbe essere l’epilogo di una escalation di minacce.
A cura di Nico Falco
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Il luogo del ferimento - Foto di Gaia Martignetti/Fanpage.it
Il luogo del ferimento – Foto di Gaia Martignetti/Fanpage.it

Una bottiglia di acido spruzzata in faccia come epilogo, una serie di "frecciate" lanciate con messaggi sui social che parlano di malelingue e invidie e, prima ancora, l‘episodio dell'automobile incendiata, anticipato oggi da Fanpage.it. Tutti elementi che, messi in fila, potrebbero portare gli investigatori della Squadra Mobile a ricostruire i contorni dell'aggressione alle due sorelle, colpite al volto con del liquido corrosivo nella notte tra domenica e lunedì sul corso Amedeo di Savoia, nel centro storico di Napoli. Col passare delle ore sembra sempre più evidente che si sia trattato di un raid mirato, che le vittime non siano state scelte a caso. E che il movente sia da ricercare nella vita privata delle due ragazze, nella sfera sentimentale. In queste ore il cerchio si sarebbe stretto intorno a una donna, che farebbe parte dell'ambito familiare e su cui si sarebbero concentrati i sospetti.

Sorelle sfregiate a Napoli con l'acido

Sulla vicenda stanno lavorando gli investigatori della Mobile della Questura (diretta da Alfredo Fabbrocini), coordinati dal pool Fasce Deboli della Procura di Napoli (procuratore aggiunto Raffaello Falcone). L'ipotesi di reato formulata dal sostituto procuratore Giulia D'Alessandro è di "deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso", che prevede pene che vanno dagli 8 ai 14 anni di reclusione.

La storia è complessa, estremamente delicata. Per capire cosa sia successo si lavora a ritroso, dall'ultimo episodio, quello che ha fatto scattare le indagini. Domenica notte, intorno all'1, le due sorelle, 17 e 23 anni, figlie di un artigiano e residenti nella zona della Sanità, sono state soccorse sul corso Amedeo di Savoia da una pattuglia del commissariato San Carlo Arena e da un'ambulanza del 118. Hanno raccontato di essere state aggredite da 6 persone, 3 ragazzi e altrettante ragazze, arrivati all'improvviso su 3 scooter; una delle giovani, dicono, ha spruzzato del liquido verso di loro, colpendole in faccia. Poi, il bruciore: era acido.

Le due sono state accompagnate al Cardarelli, dove c'è il Centro Grandi Ustioni, e per fortuna gli accertamenti medici hanno appurato che il liquidi non aveva provocato danni agli occhi. L'acido aveva però lesionato i tessuti del volto ad entrambe, dovranno tornare per ulteriori controlli e non è escluso che restino danni permanenti. Quell'episodio potrebbe essere il culmine di una escalation.

Prima dell'acido l'auto bruciata e i messaggi sui social

Gli investigatori hanno passato al setaccio anche i profili social delle due ragazze e dei loro familiari. Hanno scoperto che circa un'ora prima delle aggressione, alle 23:58, la 23enne aveva pubblicato sul proprio profilo Facebook, costellato di fotografie che la ritraggono con la figlia piccola, una immagine con un testo: "Peggio della bugia che ha le gambe corte, c'è l'invidia che ha la lingua lunga". E aveva commentato, come didascalia: "Lingua lunga ma di bugie… precisiamo". Il messaggio (poi cancellato) aveva lo stesso tono degli altri pubblicati nelle ore precedenti, dai quali si poteva evincere che ci fosse stata una discussione, un battibecco con qualcuno. E post dello stesso genere erano stati pubblicati anche dalla madre delle ragazze.

C'è poi la circostanza dell'incendio all'automobile: la notte dell'11 maggio la Smart del padre delle ragazze, in uso alle sorelle, è stata data alle fiamme. Un episodio su cui sono in corso accertamenti e che, alla luce di quanto successo domenica notte, potrebbe anche essere interpretato come un primo messaggio intimidatorio nei confronti della maggiorenne, che secondo ricostruito sembra essere il reale obiettivo della "spedizione punitiva".

Indagini su una donna della cerchia familiare

Tra le numerose persone sentite nelle ore scorse, in gran parte familiari e conoscenti delle due ragazze, ci sarebbe una donna in particolare su cui si sarebbero concentrati i sospetti degli inquirenti e che potrebbe avere avuto un ruolo nel raid. A quanto si apprende si tratta di una persona appartenente alla cerchia familiare, che è stata lungamente ascoltata negli uffici della Questura dal pm Giulia D'Alessandro. Al momento non risulta che sia stato emesso nessun provvedimento, ma le indagini sarebbero a un punto dalla svolta.

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