Quanto guadagnano consiglieri, presidenti e assessori di Municipalità a Napoli

Costano oltre 7 milioni all'anno i politici delle 10 Municipalità di Napoli. I parlamentini sono il primo presidio istituzionale sul territorio. Se una scuola chiude, se si apre una buca in strada, il primo che si chiama è il consigliere locale, punto di riferimento del quartiere. In totale a Napoli i consiglieri municipali sono 300: 30 per ogni Municipalità, ai quali si aggiungono i 10 presidenti e gli assessori. Questi ultimi sono 4 per ogni parlamentino: uno scelto tra i consiglieri eletti e 3 nominati esternamente dal presidente.
Quanto costano le 10 Municipalità di Napoli in un anno
Una macchina amministrativa imponente, insomma, che si affianca a quella dell'amministrazione centrale del consiglio comunale di Napoli.
Ma quanto costano i consigli e le giunte delle Municipalità? Nel 2024, la spesa è stata di circa 7,1 milioni di euro. Una bella cifra. Più del doppio di quanto costavano le Municipalità nel 2019, 5 anni prima: 3,3 milioni. Costi lievitati a seguito di una riforma istituzionale che in tutt'Italia ha aumentato gli stipendi dei sindaci e, a cascata, quelli di tutti gli altri politici locali, che sono parametrati sugli emolumenti dei primi.
Adesso, gli stipendi dei politici delle Municipalità di Napoli sono sotto i riflettori della Procura della Corte dei Conti della Campania, che ha aperto un'inchiesta su gettoni, presenze e rimborsi nelle commissioni consiliari. Come riportato da Fanpage.it, ieri, la Guardia di Finanza ha condotto un blitz in diverse Municipalità. I militari delle fiamme gialle sono entrati nelle commissioni per verificare la presenza dei consiglieri ed hanno acquisito i verbali delle sedute.
Qual è lo stipendio di presidenti, assessori e consiglieri
Presidenti e assessori percepiscono una indennità mensile per la loro attività politico-istituzionale, stabilita dal Ministero dell'Interno. Per i presidenti è di circa 65mila euro lordi all'anno (comprensivi di Irap), per un netto di circa 4.230 euro al mese. Gli assessori circa 44mila euro lordi all'anno, per una indennità di 3mila euro al mese circa.
I consiglieri, invece, prendono un gettone di presenza in base alla partecipazione a commissioni e consigli municipali (fino ad un massimo di 28 gettoni al mese), da circa 35 euro l'uno, per un totale di 960 euro mensili.
Il tema dei rimborsi ai datori di lavoro
Ma non finisce qui. Perché a far lievitare i costi per il Comune sono i rimborsi che l'amministrazione è tenuta a pagare ai datori di lavoro di consiglieri e assessori municipali. Qui c'è un tetto massimo che è parametrato su un quarto dell'indennità del presidente di Municipalità, quindi circa mille euro al mese.
I consiglieri si dividono in due categorie. La prima comprende disoccupati o a partita Iva, per i quali non è previsto il rimborso. In questo caso, percepiscono solo i gettoni fino a 960 euro al mese. La seconda i dipendenti a tempo determinato e indeterminato, sia pubblici che privati. Se sei un dipendente, hai diritto al rimborso per il mandato istituzionale.
In pratica, se fai 8 ore da consigliere o assessore e, quindi, in quello stesso tempo non lavori, il Comune rimborsa alla tua azienda il costo del lavoro non prestato. Il consigliere dipendente percepisce, quindi, lo stipendio – ad eccezione del salario accessorio – più i 960 euro dei gettoni, mentre all'azienda va un rimborso fino a circa mille euro.
L'inchiesta della Corte dei Conti
Fin qui non c'è nulla di illecito. Perché, allora, la Corte dei Conti sta indagando? La magistratura contabile sta cercando di verificare se ci siano stati eventuali abusi, in particolare sui gettoni e i rimborsi. Se i consiglieri, ad esempio, abbiano sempre partecipato alle commissioni per tutta la durata indicata, sulla quale poi viene pagato anche il rimborso. I pm contabili vogliono controllare se ci sia stata la tendenza a far durare di più le commissioni per raggiungere il massimo dell'importo dei rimborsi (nei quali vanno inclusi anche un'ora di percorrenza all'andata e una al ritorno).
C'è poi la questione delle commissioni da remoto, fatte online in smart working. Per capire se funzionano davvero, bisognerebbe misurare la produttività di queste commissioni, in termini di atti e decisioni assunte. Tra tutte le Municipalità, solo la VI di San Giovanni, Barra e Ponticelli, ha optato per le commissioni solo in presenza, riducendo anche il numero delle commissioni che sono passate da 6 (+2 speciali) a 4 (+2 speciali).
Gragnano (M5S): “A Ponticelli abbiamo ridotto le commissioni”
Sulla vicenda interviene Patrizio Gragnano, consigliere municipale M5S della VI Municipalità Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio:
Ieri la Gdf ha fatto visita la nostra municipalità nel corso dei lavori delle commissioni , alla quale abbiamo dato la massima collaborazione e disponibilità a chiarire ogni eventuale ombra sul loro funzionamento. Il messaggio mediatico che gira in queste ore però stride con la realtà che non è tutta uguale nelle 10 municipalità. Come movimento 5 stelle, assieme al PD ed altre liste della coalizione, abbiamo chiesto e ottenuto, in tempi non sospetti un taglio delle commissioni da 6 a 4 comportando un notevole risparmio in termini di rimborsi lavorativi (costi questi pari a zero per chi come il sottoscritto è una partita Iva).
Non abbiamo, per scelta, mai attivato le commissioni da remoto esattamente per evitare situazioni poco chiare. Fare chiarezza su eventuali danni erariali è interesse prima di tutto di chi ogni giorno si misura con i problemi del territorio che tenta di risolvere a mani nude, privo di strumenti economici validi e spesso lontano da uffici che vivono anche con fastidio le nostre sollecitazioni.
Gragnano conclude con una riflessione ed una proposta di riforma amministrativa:
Resto convinto che ultimata questa fase, giusta e doverosa, vada aperta una fase di riflessione politica rigorosa che metta al centro una riforma dei poteri di questi enti che così come sono altro non sono che una "riserva indiana" per le campagne elettorale del cacicco di turno. Senza questa riflessione tanto vale chiuderle del tutto. Stiamo provando come movimento a strutturare una riforma vera del decentramento che tenga dentro un contenimento dei costi, legandolo con un aumento dei poteri e delle risorse da poter utilizzare per i territori che rappresentiamo. Il linciaggio mediatico lasciamolo ai populisti, la politica e la comunicazione si occupino di denunciare le vere storture in atto ogni giorno in questa città.