Campi Flegrei

Pozzuoli dopo lo sciame sismico: dov’è mancata la gestione delle istituzioni

Mancano le tende, solo 10 tecnici al Comune per 1.150 richieste di verifiche sugli edifici, caos nella macchina di assistenza alla popolazione. E c’è già la prima manifestazione dei (quasi) terremotati.
A cura di Antonio Musella
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A tre giorni dalla scossa 4.4 nei Campi Flegrei che ha generato il panico a Pozzuoli, si possono tracciare dei primi bilanci, non solo su quelli che sono i danni, e qui probabilmente ci vorrà un tempo incredibilmente lungo, ma anche su cosa ha funzionato e cosa no. Dalla notte delle scosse fino ad oggi chi è stato sul campo ha potuto notare dei fatti palesi che ci raccontano come la macchina dei soccorsi non abbia funzionato alla perfezione. Ma non solo quella. Non sta funzionando nemmeno quella dei controlli e men che meno quella dell'accoglienza alla popolazione, in una città di più di 80 mila abitanti che deve fare i conti con oltre 1.150 segnalazioni di edifici danneggiati, 37 palazzi sgomberati, e decine di famiglie che stanno dormendo nelle tende.

L'emergenza: "Gestione patetica, istituzioni non all'altezza"

"Se gli organi scientifici ti avvertono che può arrivare una scossa fino a 4.5, una prevenzione normale prevederebbe di prendere 10 casse d'acqua, 20 tende, e 2 pompieri, messi a disposizione della città a maniera permanente. Così, giusto il minimo. Ma quando non si fa nemmeno questo, vuol dire che il comando non è all'altezza della situazione. E' stata una gestione patetica" la spiega così Ettore Giampaolo del comitato "Pozzuoli sicura". Ed effettivamente questa fotografia è riscontrabile nelle ore immediatamente successive al terremoto. Nei punti principali della città, a via Napoli, al Porto, a Largo Palazzine, nei luoghi dove poi saranno montate le "aree di attesa" durante la notte, non c'era praticamente nessuno. Né vigili urbani, né protezione civile, né altre figure. Le persone sono scese in strada, e come abbiamo raccolto subito dopo il terremoto, per ore non hanno visto nessuno che gli dicesse cosa fare. Dopo l'ultima scossa intorno alle 22, abbiamo potuto documentare l'assalto dei cittadini terrorizzati ad un mezzo della Protezione Civile, il primo che si vedeva dopo ore, che passava su via Napoli per caso. La gente urlava: "Dov'è il Sindaco?". Luigi Manzoni si è visto pochissimo in questi giorni, diremmo quasi mai. Accanto a De Luca nella notte della scossa, ha tenuto una conferenza stampa il giorno dopo. Nessuna assemblea in città, nessuna visita documentata alle 5 aree di accoglienza. E' finito lui per primo, come spesso accade tra l'altro nei confronti dei Sindaci, prima istituzione di prossimità, nel mirino della rabbia dei puteolani. La prima tendopoli al porto è stata eretta intorno all'1:00 di notte, subito dopo la visita lampo rassicuratrice di Vincenzo De Luca. Ma già dal giorno dopo è stato evidente come non fossero sufficienti. In quella di via Napoli c'è stato anche un piccolo blocco stradale degli sfollati perché mancavano anche i servizi igienici. Chi gira per Pozzuoli in questi giorni non può non notare un fenomeno: non c'è mai traffico. La città si è svuotata. La grande fuga c'è stata già nella notte del 20 maggio con interi nuclei familiari con cani e gatti al seguito che lasciavano la città. Chi va dai parenti, chi in un B&B, c'è chi ha lasciato la provincia di Napoli addirittura.

L'accoglienza: "Non ci sono tende"

Chi non può permettersi di pagare chissà quanti giorni in una struttura ricettiva, è nelle tende. Ma c'è anche chi non è automunito. Emblematica è la storia raccontata a Fanpage.it dall'avvocato Maria Nappo: "Ci sono due persone anziane, disabili, stanno dormendo in un locale a piano terra di un palazzo con i materassini a terra" ci racconta. "Mossa dalla tenerezza ho chiamato la Protezione Civile per chiedere se fosse possibile montare delle tende nel campo sportivo appena ristrutturato nei pressi di viale Bognar, dopo mille giri di parole mi hanno chiaramente detto che non ci sono tende disponibili da poter installare". Nei punti di accoglienza è impossibile trovare anche cose semplici che non è immaginabile che non ci siano in una situazione del genere come le prese per caricare i telefoni e i device e distribuzione di acqua. Servizi che si attiverebbero solo in caso di allerta arancione. Ed è proprio questa dinamica che ci fa comprendere l'inadeguatezza dei piani predisposti. Com'è possibile immaginare uno scenario post terremoto in allerta gialla con centinaia di sfollati, tende in strada e nemmeno la distribuzione d'acqua? La macchina della Protezione civile regionale probabilmente è da regolare. Accanto a questa situazione, c'è poi da considerare il fenomeno di chi entra in casa anche se ci sono le transenne, magari per prendere effetti personali, ma lo fa comunque in strutture già dichiarate inagibili e quindi pericolose. Il fatto stesso che questo possa avvenire, come abbiamo visto in questi giorni, certifica l'assenza di controlli nelle strade. Oltre agli "eroici" vigili urbani del Comune di Pozzuoli, praticamente gli unici, seppur pochi, a essere in strada h24, non ci sono altri supporti. Al porto, in prossimità del punto di accoglienza si vede qualche militare. Ma è lecito chiedersi come sia possibile che in una situazione emergenziale oltre ogni ragionevole dubbio non si provveda all'invio del genio militare, che potrebbe essere di supporto?

I controlli sugli edifici: oltre 1000 richieste e 10 tecnici

Se gli edifici sgomberati ufficialmente sono 37, le richieste di verifica dei danni all'interno delle case ha raggiunto il numero di 1.150 (dato del 22 maggio ndr). C'è un numero verde a cui chiamare per chiedere l'intervento, vengono raccolti i dati e si viene messi in lista. Ma quando arriveranno i controlli? Ce lo racconta sempre Maria Nappo : "Ho chiamato il numero verde per chiedere il controllo di casa mia – ci dice – i tramezzi sono assolutamente lesionati ed è chiaro che con una nuova scossa possono cadere, così come in altri appartamenti del mio palazzo. Mi hanno detto che con la mia segnalazione avevano superato le 800 richieste, ed il Comune ha solo una decina di tecnici per fare questo tipo di controlli". Dieci tecnici per 1.150 richieste, quanto tempo ci vorrà per farle tutte? E soprattutto nel frattempo queste persone cosa faranno? "Io andrò a dormire in albergo, ma chi non se lo può permettere cosa farà?" si chiede la signora Nappo. Come in tutti i disastri le fasce sociali più deboli sono quelle che pagheranno di più i costi dell'emergenza. A Pozzuoli lo sanno bene, tanto che si sta sviluppando anche un altro fenomeno, come riferisce una fonte a Fanpage.it che preferisce restare anonima. "C'è chi ha le crepe in casa ma non chiama la Protezione Civile perché sgombrerebbero l'edificio e nel frattempo non saprebbero dove andare a vivere" ci dice. Segnalazioni ci arrivano dalla parte alta della città, quella di Largo Palazzine, ma non sono le uniche. C'è poi chi ha provveduto a sgomberarsi da solo, come Andrea Ponticelli, che abbiamo accompagnato a casa sua, nella zona dei Cappuccini nei pressi di via Napoli, a prendere gli effetti personali. "Io sono scappato la notte del terremoto, e non è sicuro rimanere in questa casa, sono tornato a prendere gli effetti personali e il computer. Ci sono tante crepe ed una anche sul pilastro, è evidente che non posso stare qui, ma nel frattempo qua non è venuto nessuno a vedere. Intanto io vado via" ci racconta. La Regione Campania è ancora nella fase di ricognizione dei posti letto disponibili nelle strutture ricettive in zona. Stiamo parlando di un'area, quella dei Campi Flegrei, profondamente turistificata dove case vacanze e B&B sono spuntati come funghi, ed appare assai complesso immaginare ampie disponibilità per accogliere gli sfollati. C'è poi un altro aspetto che riguarda gli esercizi commerciali, come il salone da parrucchiere del signor Rino Canfora a via Diano 15. Il palazzo sovrastante è stato dichiarato inagibile, e lui ha trovato direttamente le transenne davanti al negozio. "Non è venuto nessuno, né vigili urbani, né protezione civile, nessuno, io ho trovato solo l'ingresso con le transenne davanti" ci dice. "Io non so quando potrò mai riaprire e non so nemmeno esattamente che danni ci sono dentro. La verità è che vivere a Pozzuoli non è sicuro, io ho due figli di 20 e 22 anni, altrimenti avrei già lasciato la città". Un'osservazione che le istituzioni a tutti i livelli sembrano ignorare.

Il governo, attraverso il Ministro Nello Musumeci, ha parlato della necessità di almeno 500 milioni di euro per la messa in sicurezza (questo con ancora 1000 verifiche sugli edifici da fare) allo stesso tempo ha escluso il "sisma bonus" fortemente richiesto dai Sindaci per i lavori di messa in sicurezza preventiva degli edifici. Musumeci ha annunciato interventi di messa in sicurezza su circa 60 scuole e sulle carceri di Nisida e di Pozzuoli, che intanto è stato evacuato. Poi sul fronte dei controlli Musumeci ha annunciato 100 tecnici con 55 squadre. Bisognerà capire se tutte queste opere, annunciate oggi a oltre 6 mesi dal famoso "Decreto Campi Flegrei" che avrebbe dovuto appunto compiere sopralluoghi e perizie, saranno fatte in un tempo ragionevole. Perché mentre le istituzioni tra il decreto legge ad hoc e queste misure annunciate dopo la scossa del 20 maggio, continua a fare annunci, un sisma della stessa portata dell'ultimo potrebbe rendere la situazione infinitamente più drammatica. Sul campo restano quelli che definiamo "sfollati" ma che forse, a ben vedere, sono terremotati che nessuno vuol chiamare così.

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