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Novità sulla morte di Mario Paciolla

Napoli, depredata la tomba di Mario Paciolla, l’attivista Onu morto in Colombia

Rubati una teca di vetro con fiori e candele. Il consigliere regionale Francesco Borrelli: “Un atto vile. È stata oltraggiata la sua memoria”
A cura di Pierluigi Frattasi
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Depredata la tomba di Mario Paciolla, l'attivista Onu morto in Colombia. Il 33enne volontario cooperante originario di Napoli era sepolto nel cimitero di Frattamaggiore, in provincia di Napoli. A denunciare l'atto vandalico il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli (Europa Verde): "È stata depredata la tomba di Mario Paciolla – scrive – l’attivista Onu ucciso in Colombia. Alcuni amici, nelle scorse settimane, avevano lasciato una composizione floreale con una candelina alimentata a pile custodite in una teca che è stata portata via".

Borrelli: "Gesto vile, oltraggio alla memoria"

“Un atto indegno e vergognoso – ha commentato Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale di Europa Verde – Come si può arrivare a tanto? Non c’è alcun rispetto verso la memoria dei defunti e verso i loro cari. Purtroppo, come dimostrano i tanti episodi, i cimiteri non sono luoghi in cui è garantita la sicurezza. E su questo tema occorreranno una riflessione importante e interventi concreti per dare risposte ai cittadini”.

Mentre Antonio Iazzetta, consigliere comunale di Afragola che ha seguito dall’inizio la storia di Mario Paciolla, commenta: “Un atto indegno che offende la memoria di chi ci ha lasciato. Come si può rubare una cosa del genere? Con che coraggio si porta sulla tomba di un familiare un oggetto rubato? Purtroppo questo avviene in tanti cimiteri, non è un caso isolato. Possibile che in un cimitero non si riesca a garantire un minimo di sicurezza?”.

La morte di Mario Paciolla

Solo il 1 dicembre scorso, Anna Motta, mamma di Mario, aveva lanciato un appello per fare luce sulla morte del figlio, avvenuta a il 15 luglio del 2020 a San Vicente del Caguan, in Colombia. A 16 mesi dal decesso, infatti, ci sono ancora molte ombre su quanto accaduto. "Nessuno ci ridarà nostro figlio – ha detto la donna – ma il percorso verso la verità che abbiamo intrapreso lo porteremo a termine in nome di quella ‘meglio gioventù' italiana che parte veramente con l'intenzione di migliorare la vita del prossimo e porta in altro il nome dell'Italia nel mondo. Il nostro appello è chiaro: chi sa, nella sua squadra di lavoro, parli".

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