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“In Campania i cantieri sono diventati mattatoi: 15 morti sul lavoro in 9 mesi”

Sono tre i morti sul lavoro in Campania negli ultimi due giorni: un bilancio che accende un riflettore sulla condizione di molti lavoratori. È soprattutto nelle piccole e piccolissime imprese che c’è una propensione a fare profitto, spesso mettendo in pericolo lavoratori che sono disposti a tutto pur di garantirsi uno stipendio. A spiegarlo è Giovanni Passaro, segretario generale Fillea Cgil Napoli.
Intervista a Giovanni Passaro
segretario generale Fillea Cgil Napoli
A cura di Federica Grieco
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"I cantieri, ma anche altri luoghi di lavoro in generale, sono diventati dei mattatoi". A parlare è Giovanni Passaro, segretario generale Fillea Cgil Napoli, raggiunto da Fanpage.it. Una dichiarazione che arriva nei giorni in cui in Campania si sono susseguiti tre incidenti sul lavoro a Marano, a Salerno e a Casalnuovo. Lavoro nero, strumentazioni non adeguate, mancanza di protezioni: decidere se recarsi sul posto di lavoro in alcuni casi diventa una scelta tra il garantirsi uno stipendio e il salvaguardare la propria incolumità. "Quando c'è un incidente mortale in un luogo di lavoro – ha spiegato Passaro – non credo alla fatalità, penso che c'è sempre qualcosa nell'organizzazione del lavoro che non ha funzionato".

I fatti di Marano, Salerno e Casalnuovo sono solo gli ultimi tre incidenti sul lavoro in ordine di tempo. A pochi mesi dalla fine del 2021, possiamo fare un bilancio sulla situazione in Campania?

Dall’inizio dell’anno siamo già sui 15 morti a livello regionale in Campania per quanto riguarda le costruzioni e di questi, 8 nell'area metropolitana di Napoli: una cifra esagerata, spaventosa.

C’è qualche aspetto in particolare che desta preoccupazione per la sicurezza dei lavoratori in Campania?

Proprio stamattina abbiamo attivato la prefettura perché abbiamo anche una serie di protocolli sul lavoro legale, sulla sicurezza nei cantieri. Quindi la prima cosa che abbiamo fatto è una telefonata al prefetto per mettere all’ordine del giorno tutta questa vicenda che riguarda gli infortuni mortali. Poi, per quanto riguarda la sicurezza in generale, abbiamo bisogno di formare sempre di più e meglio i lavoratori: formazione, informazione e credo che, a questo punto, dal punto di vista nazionale si ponga il problema di vedere un po’ quello che è il decreto 81 e magari dare più strumenti ai lavoratori, affinché possano in qualche modo recepire la cultura della formazione. E poi c’è il problema del ricatto…

Vale a dire?

Il problema del ricatto, ovvero  il problema del posto che non c’è, del lavoro che manca. A tutto questo aggiunga la propensione delle imprese a fare profitti e a fare ribassi e poi tutto questo sui lavoratori pesa enormemente. E quindi i lavoratori, da un lato hanno bisogno di lavorare, perché hanno bisogno di portare a casa il pane, dall’altro lato evidentemente nelle piccole e piccolissime imprese – perché nella grande impresa, le cose si fanno e si fanno anche bene – c’è anche il tema anche del ricatto, del lavoro che manca e quindi il lavoratore spesso si imbarca anche in azioni pericolose, a rischio, perché ha paura di perdere il posto di lavoro

La questione Covid ha creato ulteriori problemi nella gestione dei controlli?

La pandemia ha cambiato il mondo e le nostre abitudini, abbiamo dovuto organizzarci per tutelare la salute. La Fillea nazionale insieme a Filca e Feneal, che sono le altre due categorie di settore, sta facendo una campagna battente sulla vaccinazione: ci stiamo impegnando su questo fronte affinché tutti i lavoratori si vaccinino e vadano avanti per diventare liberi e mettere in sicurezza anche gli altri che non si sono ancora vaccinati. E quindi, se anche durante la pandemia abbiamo registrato dei morti, la nostra preoccupazione è che – perché c’è qualche segnale di ripresa del settore, almeno da quello che emerge dai dati della Cassa Edile – si mettano in sicurezza i cantieri, perché non si può morire di lavoro.

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