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Morta dopo aver mangiato funghi, altri 4 ricoverati in ospedale: “Pensavano fossero porcini”

Un morto e quadro “stabile ma serio” per altri 4 ricoverati dopo aver mangiato funghi velenosi: li avevano scambiati per porcini. “Nel dubbio mai consumarli”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Funghi amanita verna
Funghi amanita verna

Sono ancora definite "serie" le condizioni di quattro delle cinque persone che hanno mangiato, scambiandoli per porcini, dei funghi velenosi raccolti in un parco pubblico. Due di loro, una donna di 76 anni ed il cugino di 55 anni, sono in terapia intensiva all'ospedale Cardarelli; stesso nosocomio anche per un 63enne ed il 55enne che ha materialmente raccolto i funghi portandoli a casa, ma entrambi in osservazione al pronto soccorso. Deceduta, invece, la quinta persona: si tratta di una donna di 92 anni. Il bilancio è estremamente grave ma non, purtroppo, inconsueto.

Quello da avvelenamento da funghi è uno scenario che si ripete ciclicamente, soprattutto in primavera quando nascono gli Amanita Verna (detti appunto anche Tignosi di Primavera): si tratta di uno dei funghi più pericolosi che esistano, in primis perché facilmente scambiabili per i comuni "prataioli", funghi assolutamente innocui e comunemente cucinati. In secundis, perché i primi sintomi vengono avvertiti dopo 12-24 ore dopo l'ingestione, diventando così estremamente letale: colpisce in particolare reni e fegato, compromettendo così gravemente il quadro clinico.

Ed è così che è accaduto anche per i cinque: dopo che il 55enne ha raccolto i funghi in un parco pubblico, li ha portati a casa per cucinarli e mangiarli. In serata, però, sono comparsi i sintomi ed è scattata la corsa in ospedale al Cardarelli, dove i medici hanno confermato la diagnosi di avvelenamento da funghi. "È fondamentale far passare un messaggio diretto ai raccoglitori", il commento del direttore generale dell'Asl Napoli 1 Centro, Ciro Verdoliva, "per sensibilizzarli sul fatto che non devono consumare funghi di sospetta determinazione. Nel dubbio mai consumarli. Non ci si può improvvisare esperti, spesso le persone si limitano a guardare qualche foto su un libro o su internet, ma un conto è un’immagine, un conto è il fungo nella sua realtà e con le dovute distinzioni", ha aggiunto, ricordando che è attivo presso il presidio ospedaliero del Frullone un servizio gratuito dove i micologi analizzano e rilasciano una certificazione proprio per i funghi raccolti: basta semplicemente presentarsi e portarli con sé. "Solo a quel punto c’è la certezza che il consumatore può assumere funghi certificati e commestibili".

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