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Mare Fuori, l’avvocato spiega gli errori giuridici della serie tv

Francesca Florio, avvocato e divulgatrice, sui social spiega gli “errori” giuridici della più popolare serie tv del momento.
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Francesca Florio è una avvocatessa napoletana che esercita la professione a Roma. Classe 1996, la giovane professionista è una delle principali divulgatrici italiane in tema legale sui social network, in particolare Instagram e Tik Tok. Su entrambi i social da qualche settimana si è soffermata ad analizzare quelli che definisce «gli errori giuridici» della serie televisiva Mare Fuori.

Trattasi dell'arcinota serie teen, giunta alla terza stagione, prodotta dalla Rai e distribuita anche in streaming, su Raiplay e Netflix, che racconta le vicissitudini di ragazze e ragazzi reclusi ma anche degli educatori, degli agenti penitenziari e della direttrice di un Ipm, istituto penale minorile, localizzato a Napoli e ispirato a quello, realmente esistente, a Nisida.

Cosa ha trovato la professionista che non va dal punto di vista legale in ‘Mare Fuori'? Ovviamente i prodotti di fiction godono di quella che viene definita «sospensione dell'incredulità», il patto tra spettatore e prodotto che prevede l'accettazione di ciò che non si riuscirebbe a fare nel "mondo reale".  Dunque Francesca Florio ha semplicemente evidenziato svarioni legali macroscopici che dal suo punto di vista sono inaccettabili.

Esempio? Parlando di Carmine alias ‘o piecuro, uno dei giovani reclusi nella serie tv, spiega: «È assurdo che si trovi in custodia cautelare perché è incensurato ed ha agito per legittima difesa, con un testimone, Nina. Lui ha agito in ‘soccorso di difesa' e uno dei presupposti di applicabilità delle misure cautelari in carcere è la ‘punibilità in concreto'. Se c’è causa di giustificazione la custodia cautelare non può essere applicata».

Poi parla di Filippo, ribattezzato in Ipm ‘o chiattillo: «Finisce in Ipm ed è inspiegabile perché la sua vicenda appare chiaramente un incidente. È vero che gli amici lo incastrano ma al massimo trattasi di omicidio colposo. E per applicare una misura di custodia cautelare per un minore  il reato dev'essere punibile con almeno 9 anni di reclusione, mentre in questo caso sarebbero 5. Ma mettiamo il caso fosse omicidio volontario: oltre ai gravi indizi di colpevolezza per applicare la misura cautelare occorrerebbe o il pericolo di inquinamento delle prove o il rischio di reiterazione del reato o il pericolo di fuga. Cose che non ci sono, perché viene descritto come un ragazzo perbene».

Infine, il caso di Silvia Scacco: «È condannata – spiega Florio in uno dei tre video prodotti sull'argomento e pubblicati sui suoi social – per trasporto di sostanze stupefacenti in concorso con ignoti. Ma la durata della pena di Silvia è incredibile. Ci fanno vedere che lei riconosce Naditza che entra, dunque era già in Istituto da prima. E non è possibile una pena così lunga e soprattutto senza nemmeno un permesso. Assurdità poi è la sua liberazione così, di botto».

I tre video dell'avvocatessa napoletana ovviamente hanno catalizzato attenzione e commenti da parte di altri avvocati, studenti e cultori della materia. Spiega Florio a Fanpage.it:

Lo scopo non è certo criticare la serie tv, ma sfruttare la sua popolarità per insegnare qualcosa.
Credo molto nell'apprendimento attraverso l'intrattenimento.
Se poi si riesce a trovare un pretesto con un prodotto così tanto popolare per diffondere delle pillole di diritto, beh, tanto di guadagnato.

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