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Manifesti col saluto fascista a Napoli, Rastrelli (FdI): “Gesto dedicato a mio padre”

Sergio Rastrelli, coordinatore FdI di Napoli, ritratto su manifesti mentre fa il saluto romano: “Era un gesto intimo. Uso improprio del simbolo del partito. Ora denuncio”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Sono decine i manifesti apparsi in città che immortalano il coordinatore cittadino di Fratelli d'Italia Sergio Rastrelli nell'atto di compiere il saluto fascista. Sopra la scritta: ‘Io sono Sergio (Rastrelli)' con il virgolettato "e sono un vero fascista napoletano”. Manifesti dai quali il diretto interessato ha preso subito le distanze, parlando di uno “squallido attacco personale” e di “uso improprio del simbolo". “Solo dei vigliacchi senza onore – ha commentato il leader partenopeo del partito di Giorgia Meloni – potevano pensare di strumentalizzare una immagine dell’ultimo saluto – doloroso e privatissimo – reso innanzi al feretro di mio Padre, frutto di una promessa solenne fatta sul letto di morte. Nulla – assolutamente nulla – di cui vergognarmi: al contrario”.

Sergio Rastrelli, infatti, avvocato di professione, è il figlio di Antonio, presidente della Regione Campania nella seconda metà degli anni '90 e figura storica del Movimento Sociale Italiano e poi di Alleanza Nazionale, scomparso il 15 agosto 2019, all'età di 91 anni. Quel gesto ripreso poi sui manifesti “incriminati” risalirebbe quindi a tre anni fa, come tributo intimo al padre, un pegno fatto in punto di morte.

I manifesti apparsi nel giorno del convegno di FdI

I manifesti con Rastrelli che fa il saluto romano e il simbolo di FdI, il partito di Giorgia Meloni, sono stati affissi mercoledì scorso, in occasione del convegno di FdI “Nostalgia del futuro” all'Hotel Mediterraneo, prima uscita ufficiale di Rastrelli, con la partecipazione dell'europarlamentare Vincenzo Sofo e del parlamentare Edmondo Cirielli. Voci di corridoio parlano di un tentativo messo in atto da una fronda interna al partito per screditare lo stesso Rastrelli agli occhi della dirigenza nazionale, che proprio in questi mesi ha avviato una campagna di sensibilizzazione verso i militanti per affrancarsi dai simboli e dai richiami del periodo fascista, ancora diffusi.

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Solo lo scorso dicembre, aveva fatto discutere una foto di ex militanti del Movimento Sociale italiano a Napoli che facevano il saluto romano in occasione di un'iniziativa – i 40anni dell'Msi. Anche in quel caso, l'esponente di Destra, Luigi Rispoli, militante prima dell'Msi, poi di Alleanza Nazionale e quindi di FdI, aveva spiegato a Fanpage che si era trattato solo di una "rimpatriata di vecchi militanti" e "non di una manifestazione pubblica". Il saluto romano, infatti, uno dei gesti rituali del fascismo, è illegale secondo la legge Mancino (numero 205 del 25 giugno 1993), anche se una sentenza della Corte di Cassazione del 2018 ha sancito che "non costituisce reato se è un atto commemorativo".

I funerali di Antonio Rastrelli si tennero il 17 agosto 2019. Alla cerimonia partecipò anche il Comune di Napoli – con l'allora giunta De Magistris – con il suo gonfalone e la presenza dell'allora vicesindaco Enrico Panini. L'uscita del feretro dalla chiesa fu accompagnata dal saluto romano di molti presenti. Gesto che suscitò la presa di distanza di Panini: "Rispettiamo il dolore della famiglia – scrisse all'epoca l'ex vicesindaco – ma prendiamo nettamente le distanze dall'uso del saluto dei legionari fascisti con il quale terminata la cerimonia, sul sagrato della chiesa, è stata accolta la bara alla sua uscita".

Rastrelli: "Squallido attacco personale"

Sergio Rastrelli è intervenuto sul suo profilo social per spiegare e contestualizzare l'immagine. Ma contemporaneamente ha anche smentito che potesse trattarsi di una contestazione interna alla sua direzione:

Oggi, proprio alla vigilia della prima iniziativa pubblica di Fratelli d’Italia a Napoli, sono stato fatto oggetto di uno squallido attacco personale. Attacco diretto contro la mia persona, ma ordito nel vano tentativo di contrastare la ascesa della Destra cittadina. Ho già provveduto, nella mia responsabilità di Coordinatore cittadino, a sporgere denuncia per la affissione di alcuni manifesti con un uso improprio del simbolo di Fratelli d’Italia.

Ed escludo dinamiche interne al nostro mondo: le imboscate non sono nel patrimonio genetico degli uomini di Destra. Perché sia chiaro a tutti, io sono particolarmente orgoglioso della mia storia, personale e familiare. Una storia adamantina – che attraversa le generazioni – di onestà, coerenza, ma anche di rispetto profondo del valore delle Istituzioni. Con la ferma volontà di interpretare sempre una Destra identitaria, ma figlia del proprio tempo”.

“Nella mia vita, ho sempre combattuto – ed a viso aperto – criminalità, usura, malaffare, ed ogni tipo di feccia: non temo misere imboscate, ed ho le spalle larghe. E quindi vado avanti, con serenità e determinazione. Ma anche con grande fierezza”.

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