118 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“State uccidendo Napoli, camorristi arrendetevi, giù le armi”: la rabbia del vescovo Battaglia

L’appello dell’arcivescovo di Napoli, monsignor Mimmo Battaglia ai camorristi: “Arrendetevi, state uccidendo Napoli. Convertitevi e collaborate con la giustizia”. In una lunga lettera, l’alto prelato partenopeo attacca a muso duro la camorra: un appello che ricorda l’anatema di Papa Giovanni Paolo II nel 1993 in Sicilia.
A cura di Giuseppe Cozzolino
118 CONDIVISIONI
Immagine

"State uccidendo Napoli: camorristi, deponete le armi e collaborate con la giustizia". L'arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, affronta a muso duro il tema della camorra, che in questi giorni è tornata più forte che mai a sparare ed a lasciare "una lunga scia di sangue", come lo stesso alto prelato ha ricordato nella sua lettera che è stata diffusa in queste ore. Un accorato appello a "tornare umani" ed a "convertirsi alla Croce", mettendo fine alla recente ondata di omicidi che stanno insanguinando tutta la città. Lo ha fatto con una lunga lettera pubblicata sul sito ufficiale della Chiesa di Napoli.

L'omicidio di Carmine D'Onofrio che ha scosso la città

L'ultimo fatto di cronaca nera ha destato parecchio scalpore: l'uccisione di Carmine D'Onofrio, appena 23 anni e ucciso davanti alla compagna incinta, ha lasciato sotto choc tutta Italia. D'Onofrio era del tutto estraneo agli ambienti criminali: la sua unica "colpa" era quella di essere il nipote di un capoclan, con il quale non aveva rapporti essendo un figlio illegittimo del fratello. La sua brutale esecuzione, con sette colpi di pistola, davanti alla compagna incinta con la quale si trovava in strada, ha riportato alla memoria le esecuzioni di diverse vittime innocenti di camorra nel Napoletano in questi anni.

"Convertitevi e collaborate con la giustizia"

"Camorra e malaffare stanno uccidendo Napoli, con la violenza e la crudeltà di coloro che hanno dimenticato di essere umani", ha scritto l'arcivescovo di Napoli, che ha poi rincarato la dose spiegando che Napoli "la sta uccidendo l’indifferenza di coloro che si voltano dall’altra parte, credendo di poter stare tranquilli, non immischiandosi e non prendendo posizione. La sta uccidendo la scarsa attenzione della politica, nazionale e locale, che pare essersi abituata al sangue versato in terra partenopea, considerandola alla stregua di un paese in guerra. La sta uccidendo ciascuno di noi nella misura in cui fa finta di niente e dimentica che il presente e il futuro della nostra città dipende dall’impegno di tutti", ha aggiunto ancora monsignor Battaglia, che poi ha lanciato il suo accorato appello: "Agli uomini di camorra, ai corrotti e ai collusi con la criminalità dico: ritornate ad essere umani. Convertitevi e collaborate con la giustizia. A tutte le istituzioni, alla società civile, agli uomini e alle donne di buona volontà, alla mia Chiesa partenopea chiedo oggi più che mai di camminare insieme, superando l’individualismo e la diffidenza, lavorando uniti per restituire Napoli alla sua vocazione di città di pace, accoglienza, solidarietà".

Quando il Papa lanciò l'appello contro i mafiosi in Sicilia

L'appello di monsignor Mimmo Battaglia alla "conversione" dei camorristi ricorda quello storico di Papa Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento del 9 maggio 1993, nel pieno periodo in cui la mafia dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio aveva alzato ulteriormente il tiro, uscendo dai confini della Sicilia ed iniziando a colpire anche nel resto d'Italia.

Questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si permette uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!  Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!

Dopo le parole del Papa, la mafia continuò la sua strategia del terrore: il 14 maggio ci fu il fallito attentato di Roma a Maurizio Costanzo, il 27 maggio la strage di via dei Georgofili di Firenze, il 27 luglio quella di via Palestro a Milano, quindi vennero prese di mira anche le istituzioni ecclesiastiche, per la prima volta. Il 28 luglio, due autobombe esplosero nei pressi della Basilica di San Giovanni in Laterano e della Chiesa di San Giorgio in Velabro. L'ultimo attentato, fortunatamente fallito, di quel periodo avvenne il 23 gennaio 1994, quando un'autobomba piazzata fuori lo Stadio Olimpico di Roma doveva fare strage di tifosi al termine di Roma-Udinese: autobomba che non esplose solo per un difetto del telecomando.

118 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views