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La strategia dei criminali di Afragola: calci e pugni così il rapinato “fa il bravo”

Intercettato, uno degli indagati per le rapine ad Afragola spiega la strategia della banda: violenza contro le vittime per inibire qualsiasi reazione.
A cura di Nico Falco
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Un frame del video della rapina del 28 settembre
Un frame del video della rapina del 28 settembre

Una volta entrati nell'esercizio da rapinare non si doveva perdere tempo, la strategia da usare era quella della violenza: calci e pugni contro la vittima, anche se non aveva opposto resistenza. "Sai perché? Perché ti danno addosso fratello. Perché quando ti danno addosso subito… e fa il bravo… e non ti pensa proprio più! Non mi pensa proprio più! Non si muove proprio!". A parlare, intercettato, è uno dei sei indagati per le tre rapine avvenute nel giro di pochi giorni ad Afragola, in provincia di Napoli.

Il gruppo di giovanissimi, tutti originari del rione Salicelle, è finito in manette lo scorso 4 dicembre, l'ordinanza è stata eseguita dai carabinieri. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine aggravate e detenzione e porto abusivo di armi. Per i prossimi giorni si attende l'esito delle analisi del Ris su uno degli elementi principali dell'accusa: una cassa di sigarette e degli indumenti trovati nei pressi dell'abitazione di alcuni degli indagati.

La violenza per non far reagire le vittime

I sei sono accusati di tre rapine, avvenute il 7, il 15 e il 28 settembre ad Afragola, due di queste ai danni della stessa tabaccheria. Per quei raid, e per l'eccessivo clamore mediatico suscitato proprio per la violenza utilizzata, sarebbero stati puniti da affiliati al clan Barbato-Bizzarro; solo uno di loro avrebbe evitato il pestaggio, perché avrebbe chiesto l'intercessione di malavitosi di Secondigliano.

L'intercettazione risale al 25 ottobre 2022. Uno degli indagati parla con un'altra persona, non ancora identificata. Si vanta di come, prima dell'esecuzione delle rapine, la "batteria" abbia ripartito ruoli e compiti: "Tu fai quello, fai quello e tu fai quello. Ognuno ha il proprio compito". Per la buona riuscita, spiega il giovane, è necessario pianificare ogni aspetto perché anche un imprevisto che porti a perdere un minuto potrebbe vanificare tutta l'azione. E, come esempio, racconta di uno dei "colpi", compromesso perché si erano portati "un drogato appresso" come palo che li aveva "fatti uscire due volte".

Poi il giovane parla dell'importanza della violenza, da usare per inibire qualsiasi forma di reazione: "Puuh", "Paah", l'onomatopeica di calci e pugni. Ma perché tutto vada liscio c'è bisogno di essere anche veloci: nella stessa telefonata il ragazzo commenta il video di una rapina in cui i criminali, nonostante avessero picchiato la vittima, non erano riusciti a portare via niente perché avevano perso troppo tempo.

Il rapinatore: "Adesso fai 7 anni. La legge si è imparata"

Del resto, aggiunge ancora, "O ti prendi qualcosa o non ti prendi nulla sono sempre sette anni. Non è che non ti prendi nulla allora dicono questo non si è preso nulla quindi sono tre anni e mezzo. Sono sempre sette anni a partire da adesso. Perché adesso non si parte più da tre anni. Adesso è salita la somma. Il furto prima uscivano dopo un anno. Adesso il furto parte da tre anni. La legge si è imparata".

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