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Inchiesta Covid Campania sui tamponi: perché quello che dice Limone sui laboratori non è la verità

Il presidente dell’Istituto Zooprofilattico Antonio Limone indagato nel filone delle indagini sull’affidamento delle analisi dei tamponi ai privati, sostiene che la scelta fu dovuta al fatto che: “Non c’era nessuno che poteva aiutarci”. Fanpage.it dimostrò già ad aprile che numerosi laboratori pubblici erano attrezzati e disponibili a svolgere le analisi dei tamponi, dalla stazione Anton Dohrn ai laboratori dell’Università Federico II. Successivamente su una serie di punti l’Izsm ha inviato a Fanpage.it una serie di precisazioni che integralmente pubblichiamo.
A cura di Antonio Musella
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Aggiornamento: Sul contenuto dell'articolo che segue, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno ha inviato a Fanpage.it una nota nella quale precisa una serie di punti, nota che integralmente pubblichiamo.

Tra i filoni dell'inchiesta della Procura di Napoli sugli appalti per l'emergenza Covid in Campania, coordinata dai pm Mariella Di Mauro e Simone De Roxas, c'è quello relativo all'affidamento delle analisi dei tamponi ai laboratori privati AMES di Casalnuovo. Tra gli indagati c'è Antonio Limone, presidente dell'Istituto Zooprofilattico di Portici che ha lavorato sia sotto l'amministrazione di Stefano Caldoro che quella di Vincenzo De Luca. Anche lui oggi è considerato tra i vicinissimi a De Luca. Limone è indagato per turbativa d'asta, avrebbe affidato ai privati l'analisi dei tamponi con soldi pubblici, affidando all'AMES anche i prodotti acquistati dalla Regione Campania per le analisi. Tra gli indagati risulta anche Rino Cerino.

Numerosi i laboratori pubblici disposti ad analizzare i tamponi

Limone è stato raggiunto dai carabinieri in Sicilia dove si trovava in vacanza insieme al figlio, era al ristorante ed ha dovuto seguire i militari fino a Napoli, dove è stata perquisita la sua abitazione, il suo ufficio e gli è stato sequestrato il telefono cellulare. Intervistato dal quotidiano Il Mattino il giorno 7 agosto, Limone da una versione singolare dei fatti sulla necessità di affidare ai privati di AMES l'analisi dei tamponi:

"Ci abbiamo provato a trovare altri, ma non è stato possibile ottenere altre disponibilità. Ames per noi è stato un ripiego perché i nostri interlocutori pubblici sono venuti meno"

Questo è quanto dichiara al giornale napoletano il presidente dell'Istituto Zooprofilattico. Secondo Limone quindi in tutta la Campania non c'era un ente pubblico disposto a dare una mano.

Una cosa che non trova riscontro nei fatti ed è smentita proprio da Fanpage.it. Basta rivedere il video dell'inchiesta Campania Covid che portava alla luce le deficienze sanitarie nella gestione della fase più acuta della pandemia da parte dell'amministrazione De Luca. Per analizzare i tamponi è necessario uno strumento il termociclatore PCR, un macchinario presente in ogni laboratorio di biologia molecolare in Campania. Bastava fornire ai laboratori pubblici i protocolli sanitari e i reagenti, ovvero esattamente quello che Limone ha fatto con l'AMES.

La stazione zoologica Anton Dorhn di Napoli ad esempio, già nel mese di aprile era pienamente disponibile ad effettuare le analisi dei tamponi gratuitamente. Lo confermò Mario Borra proprio a Fanpage.it il 18 aprile scorso:

"Siamo perfettamente attrezzati per fare le analisi dei tamponi, ma la Regione Campania non ce l'ha chiesto. Avrebbero potuto chiamarci, avremmo fatto 200 analisi di tamponi al giorno".

Ma l'Anton Dohrn non era l'unica struttura pubblica in grado di dare una mano. Dalle verifiche fatte da Fanpage.it proprio nel mese di aprile anche il Dipartimento di Biologia dell'Università Federico II era in grado di fare le analisi dei tamponi, così come possedeva macchinari e know how anche il Dipartimento di Farmacologia sempre dell'Università Federico II. Insomma laboratori pubblici, addirittura quelli universitari erano disponibili e pronti per fare le analisi dei tamponi, mentre Antonio Limone affidava ai privati le analisi per 750 mila euro.

Oggi il presidente dello Zooprofilattico dice "non c'era nessuno" eppure bastava andare a cercare proprio a Napoli nelle strutture pubbliche e di certo non ci sarebbe stato bisogno di dare ai privati quasi 1 milione di euro. C'è da chiedersi anche quale sia stato il beneficio, visto che ancora oggi la Regione Campania è ultima per numero di tamponi in base al numero degli abitanti. Limone dice che : "Si sarebbe aspettato un encomio, ed invece…". Invece dovrà chiarire tra le altre cose perché non si è rivolto a strutture pubbliche, attrezzate e disponibili per fare le analisi dei tamponi.

Il consulente Cerino: l'uomo del QR Code

Tra gli indagati per la vicenda delle analisi ai tamponi affidate ai privati insieme ad Antonio Limone c'è il suo consulente di fiducia Pellegrino Cerino. Anche lui capace di passare dal centro destra al centro sinistra senza troppi scossoni. Cerino infatti fu individuato dall'amministrazione di Stefano Caldoro come ‘padre' del progetto QR Code nel 2015, un investimento di 17 milioni di euro per marchiare la filiera dei prodotti agricoli campani e garantirne la qualità. Già all'epoca, Cerino era consulente dell'Istituto Zooprofilattico, allora retto sempre da Limone che aveva il ruolo di commissario straordinario.

Il giovane veterinario della provincia di Salerno, fu accusato dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua a Vetere insieme ad altri 37 imprenditori del Vallo di Diano in provincia di Salerno, di aver sversato finto compost nelle campagne del Salernitano, producendo un inquinamento dei terreni. Il processo si concluse con un nulla di fatto nel 2018 per il subentrare della prescrizione per i principali imputati, mentre l'accusa di disastro ambientale cadde. Intanto Cerino ha mantenuto il suo ruolo di consulente di fiducia all'Istituto Zooprofilattico di Portici anche con l'amministrazione De Luca. Un duo quello composto da Limone e Cerino che deve evidentemente ispirare la fiducia di ogni amministratore della Regione Campania.

(articolo aggiornato l'8 agosto 2020 ore 13.04)

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