Il prefetto di Napoli difende lo Zone Rosse dopo stop del Tar: “Tutelano i cittadini, faremo ricorso”

"La sentenza del Tar della Campania sulle proroghe delle Zone Rosse sarà prontamente appellata innanzi al Consiglio di Stato". Lo annuncia il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, che difende il provvedimento che ha firmato come rappresentante del Governo. I giudici amministrativi hanno deciso di bloccare la proroga delle Zone Rosse, istituite a Napoli lo scorso dicembre per una durata di 3 mesi, poi rinnovati. Per il Tar, "anziché adottare provvedimenti temporanei per far fronte a una imprevista e imprevedibile situazione eccezionale di pericolo per la sicurezza pubblica, il Prefetto ha introdotto misure straordinarie a carattere tendenzialmente permanente per far fronte a ordinari e stratificati nel tempo problemi di ordine pubblico".
La Prefettura: "Le Zone rosse consentono di allontanare molesti e criminali"
A stretto giro, è arrivata la risposta della Prefettura che è intenzionata ad andare avanti. Il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, "fermo restando il rispetto della pronuncia giurisdizionale intervenuta – sottolinea una nota del Palazzo di Governo – tramite l’Avvocatura distrettuale dello Stato, ne ha attentamente valutato il contenuto. Si tratta di provvedimenti che consentono – alle forze di polizia – l’allontanamento di soggetti molesti e dediti ad attività illecite da zone connotate da significativa incidenza di fenomeni di degrado e criminalità diffusa, con i quali, in modo proporzionato ed equilibrato e col minor sacrificio possibile degli interessi concorrenti, sono state definite zone ad accesso limitato nella città di Napoli, a tutela della sicurezza urbana, coniugando adeguatamente la libertà di circolazione con la sicurezza e l’ordine pubblico".
I provvedimenti adottati dal Prefetto erano scaturiti da decisioni – peraltro condivise con i Sindaci e talvolta richieste dagli stessi – assunte in seno ad apposite sedute del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel corso delle quali si era dato atto che le zone rosse corrispondono a luoghi particolarmente esposti al rischio criminogeno e, in quanto tali, necessitano di misure ulteriori, di pronta attivazione, adeguate alla piena agibilità e fruibilità dello spazio pubblico da parte dei cittadini.
Peraltro, nelle riunioni del Comitato, conclude la Prefettura, "era stata fissata una durata limitata di efficacia del dispositivo, collegato a specifiche esigenze di cautela, indicando le ragioni straordinarie che ne legittimavano l’adozione; erano state individuate le aree, estremamente limitate nel loro perimetro e collegate ad episodi di movida violenta e molesta, risse, significativa incidenza di fenomeni di degrado o aggressioni per futili motivi, atti di vandalismo, consumo eccessivo di alcool e inquinamento acustico, e criminalità diffusa, in particolare con riferimento di reati contro il patrimonio, contro la persona, in materia di stupefacenti e armi; erano, anche, stati individuati i destinatari delle misure di controllo nei soggetti che, già segnalati per determinati reati, assumono atteggiamenti “aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”.
Andreozzi (Si): "Fermata la deriva emergenziale"
Sulla vicenda interviene il consigliere comunale di Sinistra Italiana, Rosario Andreozzi:
"Con la sentenza sulle zone rosse, il TAR di Napoli ferma la deriva emergenziale. È una decisione importante che richiama le istituzioni al rispetto del principio di proporzionalità. Non si possono affrontare dinamiche sociali complesse con strumenti repressivi pensati per l'eccezione e poi trasformati in regola. Questa sentenza dovrebbe fare riflettere anche la giunta su svariate tematiche relative a questa città e ispirare anche un cambio di passo nelle scelte amministrative: più orizzontalità, più ascolto, più confronto pubblico e più coraggio nel dialogo con la città e con le sue complessità. In particolare, le future delibere in materia di commercio e aggregazione giovanile dovrebbero nascere dal dialogo con i territori, non dalla logica del controllo e della punizione. È tempo di politiche che ricostruiscano fiducia e partecipazione, non che alimentino divisioni e penalizzazioni. Serve un'altra direzione: non più interventi calati dall'alto per contenere, ma politiche pubbliche capaci di ascoltare, ricucire e restituire dignità ai territori. Le città non sono zone da isolare, ma comunità da sostenere."