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Il menù della Vigilia e di Natale a Napoli si prepara un mese prima: ecco il ‘promemoria di mammà’

Cosa c’è nel menu di Natale, della Vigilia e di Santo Stefano? La parola (anzi la penna) ad una mamma napoletana.
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Il menù per Vigilia e Natale a Napoli / Fanpage.it
Il menù per Vigilia e Natale a Napoli / Fanpage.it

Premessa fondamentale: questo è un «promemoria di mammà» soltanto perché in questa occasione è davvero stata una mamma a metterlo nero su bianco. Ciò non toglie che un papà o un altro componente della famiglia o perché no, la persona più legata alla tradizione in una casa di conviventi, coinquilini, compagni, possa fare altrettanto. Perché Natale e la Vigilia sono giorni di emozioni intense – o di grandi nostalgie per chi non c'è più – ma pure materialmente molto complesse. Senza girarci intorno: a Napoli nei giorni che precedono antivigilia, Vigilia e Natale la città è totalmente bloccata e i negozi sono affollatissimi.

Fra le tradizioni che a molti piace rispettare, c'è quella culinaria. Alla domanda «cosa si mangia a Napoli a Natale e alla Vigilia?» la risposta potrebbe anche durare un'ora (discussioni comprese). Ci sono determinate basi da rispettare, ma ognuno ha la sua tradizione, il suo particolare di famiglia. Spesso cucina è sentimento, la pratica di acquistare e preparare è un modo per ripetere qualcosa che ci riporta a tempi andati, forse i tempi migliori, forse i tempi peggiori, citando Dickens, chi lo sa. C'è poi chi anticipa il Natale perché quella notte sarà di turno al lavoro. E c'è chi invece festeggiare non può e allora si affida solo ai ricordi.

Dettaglio del menù di Natale /Fanpage.it
Dettaglio del menù di Natale /Fanpage.it

Torniamo al nostro promemoria: è una mamma napoletana che lo ha messo nero su bianco, un mese prima «di quel santo giorno». Organizzarsi è fondamentale: spesso per le feste natalizie arrivano a casa i parenti di fuori o i figli che lavorano altrove, al Nord Italia o all'estero. Dunque, vediamo cosa c'è di sicuro nel menù di una mamma napoletana per Natale: anzitutto il "carico da cento" è destinato ai dolci tipici, quelli che si mettono a centrotavola prima durante e dopo il pranzo o la cena: roccocò, struffoli, frutta secca.

Ci sono segnati i "dolcetti" e potrebbero anche essere quelli della tradizione natalizia napoletana: mustaccioli, raffiuoli, divino amore, susammielli, paste reali. C‘è la pastiera che pur essendo un tipico dolce di Pasqua ormai è come un abito Armani: va bene tutte le stagioni. Sorpresa: c'è la cassata (chissà se nella versione napoletana o siciliana, ovvero senza o con la glassa di copertura). E infine, il panettone. Chissà, forse per celebrare il milanesissimo dottor Cazzaniga di "Così parlò Bellavista". Scherzi a parte, in realtà ci sono panettoni eccellenti anche in Campania ormai.

Veniamo al primo piatto: alla Vigilia di Natale la scelta è obbligata: spaghetti ai frutti di mare. Tant'è che vongole, fasolare, cannolicchi e lupini raggiungono prezzi record dal pescivendolo. A Natale, invece è tempo di lasagna. Bianca per alcuni, ma la tradizione la vuole immancabilmente rossa.  E il 26 dicembre, a Santo Stefano? «Ci teniamo leggeri» come diceva Luca in "Natale in casa Cupiello". Dunque minestra. Ma con aggiunta di tortellini…

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Per i secondi piatti? La vigilia è il regno di baccalà e fritturine (zeppole, panzarotti, arancini, polenta e così via). A Natale, c'è scritto nel promemoria,  «carne o pollo ripieno». Mentre a Santo Stefano ovviamente con la minestra si fa la carne in brodo.

Questo è il periodo delle verdure. Regna la sontuosa minestra maritata , ma nella nota di Natale che andiamo ad analizzare punto per punto ci sono  cavolo, broccoli, scarole, patate americane e infine zucchine alla scapece. E poi c'è un appunto che solo una mamma può scrivere: «Rimanenza della Vigilia». Per la serie: non si butta via niente.

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