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Il boss Alfredo Sorianiello arrestato a Vasto: era scappato dalla comunità a Cosenza

Alfredo Sorianiello, ritenuto boss a capo dell’omonimo clan di camorra di Soccavo, è stato arrestato dai carabinieri in un hotel di Vasto, dove si trovava in vacanza con la moglie. Si era allontanato da una comunità del Cosentino, dove era in libertà vigilata, ma è stato individuato da un carabiniere in pensione che lo ha riconosciuto. Ora è stato trasferito in una casa lavoro.
A cura di Nico Falco
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Le ricerche erano partite subito, il 26 luglio, quando era scomparso dalla comunità in provincia di Cosenza dove si trovava in libertà vigilata. Alfredo Sorianiello, detto ‘o biondo, considerato a capo di uno dei clan più potenti della zona tra Soccavo e il Rione Traiano, si era volatilizzato. Gli investigatori avevano ipotizzato che fosse tornato a Napoli, per riprendere le redini del suo gruppo criminale, ma alla fine i militari lo hanno scovato a Vasto, dove era in vacanza con la moglie, pochi giorni dopo, il 31 agosto.

A individuare il boss in fuga è stato un carabiniere in pensione, che ritrovandoselo davanti tra le strade della cittadina abruzzese non ha avuto dubbi, lo ha riconosciuto e ha informato i colleghi della sua presenza. Sorianiello è stato scovato venerdì scorso in un hotel di Vasto Marina, dove stava passando le vacanze al mare insieme alla moglie, fingendosi un normale turista. Quando i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Vasto lo hanno bloccato, in esecuzione del provvedimento del Tribunale di Cosenza che disponeva la sostituzione della misura con quella della detenzione in carcere, Sorianiello non ha opposto resistenza; ora è stato trasferito nella casa lavoro di Torre Sinello. Nella sua camera d'albergo sono stati trovati 6 telefoni cellulari, su cui sono in corso accertamenti.

Sorianiello ‘o biondo stava scontando una condanna a tre anni e otto mesi. Era stato arrestato nel 2016, considerato a capo del gruppo criminale con base nella "parte bassa" di Soccavo, particolarmente attivo nel narcotraffico e nelle estorsione ai commercianti e alleato con clan Cutolo, una delle due principali cosche di camorra che si dividono il fortino della droga del Rione Traiano. Il figlio fu ucciso in un agguato in una bottega da barbiere nel 2014; per quell'omicidio a gennaio sono state arrestate quattro persone, tutte ritenute legate a un gruppo emergente in quel periodo, tra cui quello che viene considerato il capo del manipolo, Carlo Tommaselli.

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