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Il 10 settembre 1943 a Nola la prima strage nazista in Italia dopo l’armistizio

Il 10 settembre 1943 a Nola iniziò la prima strage nazista in Italia dopo l’armistizio annunciato appena 48 ore prima: furono in tutto 18 le vittime tra militari e civili. L’eccidio di Nola fu il primo episodio in cui le truppe della Germania nazista colpirono in maniera indiscriminata esercito e civili ex alleati.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Il 10 settembre 1943 iniziò a Nola la prima strage nazista in Italia in seguito all'armistizio di Cassibile, firmato il 3 settembre ma reso pubblico solo l'8 settembre, giorno in cui era entrato in vigore. Nemmeno 48 ore dopo, iniziò la prima strage nazista in Italia che coinvolse militari e civili, e che vide protagonista la città di Nola, uno dei luoghi dove i tedeschi si stavano arroccando nel tentativo di resistere all'invasione dell'Italia da parte degli anglo-americani.

L'8 settembre le radio avevano comunicato la resa dell'Italia agli Alleati, che già avevano occupato la Sicilia, ed era iniziato il grande caos che sarebbe sfociato di lì a poco nella guerra civile e partigiana. Ma nelle ore immediatamente successive alla resa, i più nell'esercito erano rimasti senza ordini da parte dei superiori: senza direttive dalla sera dell'8 settembre, i militari si ritrovarono presto alla mercé dei nazisti, che occuparono rapidamente il territorio dell'ex alleato italiano, catturando i soldati italiani che dalla sera alla mattina si ritrovarono nemici di chi fino a poche ore prima era il "fedele alleato". Il 9 settembre era anche avvenuto lo sbarco di Salerno, preludio alla marcia verso Napoli da parte degli Alleati, e il territorio nolano faceva parte dei punti strategici di cui i tedeschi avevano bisogno per impedire l'avanzata anglo-americana.

La mattina del 10 settembre, i tedeschi entrarono in città: due di essi a bordo di una motocicletta intimarono ai soldati italiani di deporre le armi, ma ne nacque un conflitto a fuoco che portò alla morte di Domenico Russo, un artigliere del Regio Esercito, e di Giuseppe De Luca, un cittadino nolano che in quel momento era nei pressi degli spari. Dei due tedeschi, invece, uno fu catturato e l'altro rimase ucciso. Si cercò, tuttavia di mediare: i militari italiani provarono a imbastire una trattativa con i nazisti, ma la reazione fu tutt'altro che diplomatica. Nonostante si fossero presentati disarmati e muniti di bandiera bianca, gli italiani ricevettero un'accoglienza feroce: i tedeschi aprirono il fuoco e cadde anche Aldo Carelli, uno dei militari che aveva tentato la mediazione.

Subito dopo, i tedeschi mossero una divisione corazzata contro la caserma di Nola, che dopo una strenua resistenza cadde in mano nazista. Vennero scelti "a sorte" dieci ufficiali all'interno, e condannati sommariamente a morte nelle ore successive. Solo uno di essi ebbe in salvo la vita, perché il tenente Enrico Forzati si offrì volontario al suo posto e venne per questo insignito della medaglia d'oro al valore militare dopo la guerra. Un altro civile, Gaetano Santaniello, venne giustiziato nei giorni successivi perché sospettato di aver compiuto atti di sabotaggio contro i nazisti. In totale furono 18 le vittime dell'eccidio di Nola (15 militari e 3 civili), e che costituì il primo episodio del genere in Italia e del quale, purtroppo, nei mesi successivi non sarebbero mancate delle repliche ancor più feroci in altre città della penisola, portando a vere e proprie stragi soprattutto contro i civili inermi.

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