“I milioni del Pnrr grande occasione, ma a Napoli Est il problema grosso è la bonifica” parla Catello Maresca

“I milioni di euro del Pnrr e il nuovo Piano Regolatore di Napoli sono le sfide dei prossimi anni. Abbiamo proposto una commissione speciale di indagine per monitorare l’uso dei fondi. L’obiettivo è evitare rischi come infiltrazioni camorristiche, corruzione, ma anche sprechi. La maggior parte degli interventi sarà su Napoli Est. Ma voglio lanciare un messaggio: le risorse sono una grande occasione, ma il problema grosso è la bonifica, che in alcuni casi non è mai stata fatta. Nel nuovo piano regolatore bisognerà prevedere anche ampie aree verdi”. A parlare a Fanpage.it è Catello Maresca, pm anticamorra e leader dell’opposizione di centrodestra del Consiglio comunale di Napoli.
A Napoli un miliardo di euro dal Pnrr
Per il Pnrr, il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, sono in arrivo fondi per Napoli per oltre un miliardo di euro. Ammontano a circa 600 milioni i progetti già approvati. Dentro c’è anche il nuovo piano per abbattere le Vele di Scampia e i bipiani di Ponticelli. Mentre nel complesso sono previsti 60 milioni per le nuove case popolari. Quest’anno dovrebbe arrivare una prima tranche di 130 milioni. Ma chi vigilerà sui fondi? Lo schema prevede una struttura di coordinamento centrale al ministero dell’Economia, che invia le richieste di pagamento alla Commissione Europea, strutture di valutazione e controllo. I Comuni e gli altri Enti, sono responsabili dei singoli investimenti e inviano rendiconti alla struttura di Coordinamernto centrale. Il Governo costituirà task force locali di supporto.
Al Comune di Napoli, su proposta di Catello Maresca, sarà istituita una commissione speciale di indagine e controllo. A cosa servirà?
È una commissione fondamentale per il futuro della città – spiega Maresca a Fanpage.it – Sull’impiego e corretto utilizzo dei fondi Pnrr si giocherà gran parte dello sviluppo del territorio e della capacità della città di uscire dalle sabbie mobili in cui è impantanata da tempo. L’obiettivo è che abbia una funzione ampia di garanzia che va dalla fase di progettazione delle opere fino al controllo sull’esecuzione. Perché in ogni segmento si può annidare il rischio di infiltrazione camorristica e corruzione, ma anche degli sprechi.
Come lavorerà la Commissione?
Abbiamo immaginato un lavoro tematico, cioè sviluppato per categorie: infrastrutture, transizione ecologica, legate ai temi del Pnrr e alle modalità con cui saranno intercettate le risorse che vanno spese entro il 2026. La commissione potrà anche aiutare ad elaborare delle forme di intervento utili.
In che modo?
Anche attraverso la collaborazione di tecnici esterni esperti, che si vogliano mettere a disposizione della città, anche oltre il mondo universitario che già viene coinvolto nelle fasi preliminari. L’idea è ampliare anche alle categorie professionali, l’ordine degli ingegneri, degli architetti, la Consulta delle Professioni, i biologi, i tecnici dell’ambiente, che potranno darci contributi significativi.
C’è un modello di riferimento?
L’ipotesi è di elaborare modelli virtuosi di impiego e di utilizzo delle risorse, per minimizzare il rischio di infiltrazione mafiosa e seguire modelli operativi sperimentati per esempio nella ricostruzione del Ponte Morandi che ha avuto un buon risultato in termini di tempistiche di realizzazione dell’opera e di contrasto alle deviazioni rispetto al modello legale.
La modifica del Piano Regolatore sarà determinante. Quale idea di città sta emergendo?
Le direttrici di sviluppo sono diverse: Bagnoli, Scampia, ma soprattutto Napoli Est. Il piano regolatore non rientra nella competenza della commissione, ma dovrà passare per il consiglio comunale e vigileremo anche su questo. Su Napoli Est su cui ci sono progettualità serie e operative che dovrebbero essere stimolate. Stiamo controllando adesso perché forse in una sorta di corto circuito Pnrr-Cis, altro organismo di intervento che riguarda i comuni fino a Pompei, sembra che siano sfuggiti dei progetti su Napoli Est. Là bisogna ripartire dalle fognature, che sono carenti o assenti. C’è un problema di inquinamento stratosferico su cui bisogna intervenire subito definendo i rapporti con Q8 e Eni.
Qual è la situazione ambientale a Napoli Est?
La ricognizione dell’attuale deve essere un buon punto di partenza. Quell’area non può essere così com’è. Nella transizione ecologica andrebbe ammodernato tutto il sistema di produzione dell’energia, fermo restando che quello è un polmone energetico che serve tutto il Meridione. È un problema strategico che va affrontato. Bisogna ipotizzare un ammodernamento degli strumenti, pannelli fotovoltaici, energia verde. Ma in dimensione territoriale, noi immaginiamo un contenimento dell’immensa area oggi occupata da cisterne e silos e di quello che resta dell’incendio di 40 anni fa che non è mai stato bonificato. Non solo.
Che altro?
Il problema ulteriore è quello della bonifica dell’area e dell’impiego anche ad area verde, perché bisogna immaginare una forma di compensazione rispetto alla presenza di una componente energetica che conserva sempre un profilo di inquinamento. E quindi bisognerà prevederla nella modifica del piano regolatore.
Quali progetti per Bagnoli e per Nisida?
Su Bagnoli siamo stati i primi a chiedere al ministro Carfagna un sindaco con poteri commissariali. Tra i grandi temi c’è Nisida che non può più restare chiusa, va aperta alla città. Io ho due opzioni: una a medio e una a lungo termine per elaborare un progetto sociale. Nessuno dice che il carcere debba stare a Nisida. Io lo immagino al centro storico, vicino alle botteghe artigianali in cui i ragazzi possano avere l’immediata percezione di una vocazione professionale e un progetto serio per il dopo.