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“Giovani violenti e in fuga da scuola a Napoli, servono più aiuti alle famiglie”, parla Trapanese

L’assessore al Welfare Luca Trapanese a Fanpage.it: “Servono più strumenti contro l’evasione scolastica a Napoli. Togliere il Reddito di Cittadinanza alle famiglie non le aiuta”.
Intervista a Luca Trapanese
Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli
A cura di Pierluigi Frattasi
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Emergenza sicurezza a Napoli. Aumentano gli episodi di violenza soprattutto tra i giovani: risse, accoltellamenti, rapine, raid punitivi. Mentre si registra un altissimo tasso di evasione scolastica. Il prefetto Claudio Palomba ha suggerito di togliere il reddito di cittadinanza ai genitori che non mandano a scuola i figli. Per Luca Trapanese, assessore al Welfare del Comune di Napoli, servono invece "più aiuti alle famiglie in difficoltà. Non è con le ritorsioni economiche che dobbiamo operare". "Dobbiamo aiutarle ad uscire dalle loro difficoltà", spiega a Fanpage.it.

Dai ragazzi accoltellati sugli scogli durante una tranquilla domenica di mare, alle ragazzine sfregiate a vita con l'acido mentre passeggiano in strada, sono sempre più numerosi gli episodi di violenza cieca che si verificano in città, soprattutto tra i giovani dove è diffuso il fenomeno dell'evasione scolastica anche nell'età dell'obbligo. Il sindaco Gaetano Manfredi ha chiesto un incontro urgente al prefetto, domani, per un nuovo Patto di Sicurezza per Napoli. Mentre il Comune sta lavorando al nuovo regolamento di sicurezza urbana.

Assessore, cosa state facendo come Welfare per frenare la violenza e la fuga dalla scuola tra i giovani?

Noi abbiamo i "poli territoriali della famiglia", che sono a sostegno delle famiglie più fragili. Ma è un lavoro che ha bisogno di più strumenti e più risorse umane ed economiche. Bisogna essere più vicini alle famiglie soprattutto quelle più fragili. Non è una provocazione, ma una esigenza. Io faccio l'Assessore alle Politiche Sociali di una città come Napoli di cui non sfuggono le situazioni di marginalità e sofferenza sia economica che culturale. Il mio lavoro è garantire sostegno alle famiglie, sostegno che non significa assistenza, ma significa progettualità. Per questo ci sono famiglie percettrici di reddito seguite da equipe che indirizzano, accompagnano, aiutano a uscire da questo tipo di situazioni che sono ataviche, endemiche, ma che dobbiamo impegnarci a vincere.

Cosa ne pensa della possibilità di revocare il reddito di cittadinanza a chi non manda i figli a scuola?

Non è con le ritorsioni economiche che dobbiamo operare. Anzi, è necessario che il nostro lavoro sulle famiglie sia poi completato dalle politiche sul lavoro, dalla scuola, dalla comunità che sia sempre più inclusiva e non punitiva. Non partiamo tutti dalle stesse condizioni di partenza e non sempre per questioni di merito. Io lavoro per dare a tutti le stesse possibilità.

Non è d'accordo con la proposta del Prefetto?

Io credo che il reddito di cittadinanza sia un ausilio a non cadere nell'usura, a non abbandonarsi ai guadagni facili della camorra, dell'illegalità. È una base di partenza per costruire e ri-costruirsi. Non possiamo mollare su questa interpretazione ideologica del reddito che, forse non subito, ma deve portare a un cambiamento, che farà bene a tutti.

E sui sussidi comunali?

Così come per il reddito, allo stesso modo i sussidi comunali non devono essere usati come contrattazione in cambio di comportamenti virtuosi. A questi dobbiamo lavorarci tutti, a tutti i livelli, con la giustizia sociale, con le politiche culturali, con i controlli e le sanzioni per chi non rispetta la legge.

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