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Garza in corpo dopo intervento al cuore: 5 medici interdetti dalla professione a Salerno. C’è anche Coscioni, fedelissimo di De Luca

I cinque medici dell’ospedale Ruggi di Salerno sono stati interdetti dall’esercizio della professione medica, in seguito all’inchiesta sulla morte di Umberto Maddolo, deceduto nel 2021 dopo un intervento effettuato proprio dell’equipe di cui facevano parte i 5 sanitari.
A cura di Valerio Papadia
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Enrico Coscioni
Enrico Coscioni

Questa mattina, mercoledì 6 marzo, i carabinieri del Nas di Salerno hanno eseguito l'interdizione dall'esercizio della professione medica nei confronti di cinque sanitari dell'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno. Le misure cautelari sono arrivate nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Umberto Maddolo, 62enne morto nel 2021 nel nosocomio salernitano in seguito a un intervento chirurgico al cuore – sostituzione valvolare aortica con bioprotesi e rivascolarizzazione coronarica – a cui era stato sottoposto dall'equipe della quale facevano parte i cinque medici: nel corpo del 62enne era stata dimenticata una garza di 8 centimetri.

A essere interdetti dall'esercizio della professione sono stati Enrico Coscioni, primario del Dipartimento di Cardiochirurgia dell'ospedale Ruggi, già consigliere regionale e fedelissimo del governatore campano Vincenzo De Luca, nonché presidente di Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali: per lui l'interdizione ha la durata di 12 mesi. I medici Gerardo Del Negro e Pietro Toigo, nei confronti dei quali l'interdizione è di 9 mesi. I sanitari Aniello Puca e Francesco Pirozzi, per i quali l'interdizione è di 6 mesi. Rigettata dal giudice la richiesta d'interdizione dai pubblici uffici per l'Agenas.

L'intervento al cuore e la garza rimasta nel paziente

Le indagini dei carabinieri e della Procura di Salerno hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei cinque sanitari, su quattro profili di colpa: il primo riferibile alle modalità di preparazione dell'intervento chirurgico al quale venne sottoposto il Maddolo; il secondo alle scelte operate in ordine all’esecuzione dell'intervento; il terzo alle modalità di esecuzione dell'intervento prescelto con particolare riferimento all’abbandono di un lembo di garza nel corpo della vittima e, da ultimo, alle modalità con le quali, accertato nell'immediatezza tale evento avverso, lo stesso fu gestito dai medici.

Nella fattispecie, l'inchiesta ha messo in luce che l'equipe medica non avrebbe convocato il cosiddetto "heart team", che avrebbe dovuto prevedere eventuali complicazioni dell'intervento. Inoltre, durante l'operazione, l'equipe non si sarebbe accorta di una calcificazione dell'aorta ascendente, che avrebbe dovuto far propendere per la sospensione dell'operazione stessa, soprattutto in relazione a un paziente come Umberto Maddolo, le cui condizioni di salute già precarie erano gravate da un infarto recente. Infine, dopo la sostituzione della valvola aortica e la chiusura del miocardio, l'equipe ha dimenticato nel corpo del 62enne una garza di 8 centimetri, che non era stata rimossa, senza che venissero effettuati accertamenti per l'individuazione del corpo estraneo.

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