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Covid 19

Flop dell’app Immuni in Campania: l’ha scaricata solo poco più di un cittadino su 10

La Campania è la regione italiana dove c’è stato il minor numero di download dell’App Immuni: l’ha scaricata soltanto il 12,9% dei residenti, contro una media nazionale del 18,8%. A incidere su questa percentuale i dubbi sul funzionamento delle notifiche ma soprattutto la bufala, diffusa dai complottisti e dai negazionisti, secondo cui traccerebbe i movimenti.
A cura di Nico Falco
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In Campania l'app Immuni è stato un flop: l'ha scaricata poco più di un residente su 10. Precisamente, il 12,9%, percentuale ben al di sotto della media nazionale (18.8%) e molto lontana da quella registrata in regioni come la Lombardia (19,6%), l'Emilia Romagna e la Toscana (24,2% e 24,6%). I dati sono stati diffusi dal Ministero della Salute e pubblicati dal sito di Immuni. Dalle grafiche si evince che la percentuale di download in Campania è la più bassa d'Italia, paragonabile solo a quella della Sicilia (14,1%) e della Calabria (14,2%): nessun'altra regione scende sotto al 16% della Puglia. La rilevazione è stata effettuata sui cittadini con più di 14 anni e non conteggia aggiornamenti ed eventuali reinstallazioni (dopo aver cancellato l'app).

A incidere su questo bassissimo numero di download dell'app ideata per tracciare i contagi Covid è stata probabilmente la scarsa fiducia nell'applicazione, sia dal punto di vista del funzionamento sia da quello della gestione dei dati personali. Il primo aspetto, però, è un serpente che si morde la cosa: l'app infatti funziona soltanto "dialogando" tra terminali su cui è installata, viene da sé che, in caso di pochi download, non può funzionare in quanto non può rilevare nulla. Nelle regioni in cui gli utenti sono di più, però, funziona: dal 30 novembre al 6 dicembre in Campania ha inviato meno di 6 notifiche (valore minimo preso in considerazione per le statistiche), ma in Emilia Romagna ben 282; allo stesso modo, in Emilia Romagna 110 persone hanno segnalato all'app la propria positività, in Campania di nuovo meno di 6.

Immuni e la paura per la privacy

Altro aspetto che ha molto scoraggiato i download è stata la paura di furti di dati personali, bufala cavalcata anche da parecchi gruppi negazionisti che hanno diffuso la voce secondo cui l'applicazione sarebbe stata in grado di fornire dati anagrafici, posizione gps e chissà quant'altro sull'utilizzatore. La teoria secondo cui Immuni sarebbe pericolosa per i dati è stata rilanciata anche da diversi esponenti politici, come Matteo Salvini ma anche come il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che in più di una occasione aveva rilasciato dichiarazioni che più o meno direttamente strizzavano l'occhio a personaggi del sottobosco complottista.

In realtà non è tecnicamente possibile violare la privacy e lo si può appurare esaminando il codice sorgente di Immuni, che è liberamente consultabile online. L'applicazione funziona con dei "permessi", ovvero delle autorizzazioni, che nel codice sorgente non possono essere nascosti. Nel caso specifico si vede che gli unici presenti sono soltanto quello per il Bluetooth, che serve a scambiare i codici (anonimi) con gli altri telefoni, e quello per il collegamento ad Internet, per connettersi ai server dell'applicazione. Non c'è nessuna autorizzazione per Gps, cronologia, galleria foto, rubrica o altro, il che significa che l'applicazione non può accedere a queste funzioni.

La diffusione dell'app Immuni in Italia

In generale, le percentuali più basse sono state registrate nelle regioni del Sud, dove ci sono tutte quelle con percentuale al di sotto del 15%, ad esclusione della Basilicata (20,2%): Campania 12,9%, Molise 16,5%, Puglia 16%, Calabria 14,2%, Sicilia 14,1%. Tra le regioni del Centro, le Marche hanno una percentuale del 19%, il Lazio del 21,5%, l'Umbria del 21,3%, la Toscana del 24,6%, l'Emilia Romagna del 24,2% e l'Abruzzo del 23,7%. In Sardegna la percentuale è del 22%. Al Nord, infine, più virtuosa è la Valle d'Aosta (25,1%), seguono la Provincia Autonoma di Trento (21,6%), la Lombardia (19,6%), la Liguria (19,5%), il Veneto (17,4%), il Friuli Venezia Giulia (16,5%), la Provincia Autonoma di Bolzano (16,2%) e il Piemonte (18,3%). I dati al 30 settembre mostravano una media nazionale del 12,5%, con la Campania (8,8%) terz'ultima, avanti solo a Sicilia e Calabria.

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