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Elezioni amministrative 2020

Elezioni comunali Giugliano, candidata pubblica la foto della scheda: “Non sapevo fosse reato”

Una candidata al Comune di Giugliano (Napoli) ha pubblicato su Instagram la fotografia della propria scheda elettorale, con le preferenze già espresse, scattata all’interno del seggio elettorale. L’immagine è stata rimossa poco dopo, lei si è giustificata dicendo di non sapere che fosse reato e di non conoscere “poco quanto niente” di politica.
A cura di Nico Falco
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Una candidata di Giugliano, in provincia di Napoli, ha pubblicato su Instagram la fotografia della propria scheda elettorale, scattata nella cabina, in cui si vede la preferenza data a se stessa e a un altro candidato. Subito ripresa dagli utenti ha cancellato lo scatto, pubblicando una story in cui si è giustificata: "Non sapevo che fosse reato, di politica conosco poco quanto niente". Il caso è stato sollevato da un altro candidato, che ha pubblicato sulla propria pagina Facebook l'immagine della scheda fotografata prima che venisse rimossa dai social; lo scatto si è così ulteriormente diffuso nonostante la cancellazione.

A Giugliano sono in corso, oltre alle votazioni per il Referendum e quelle per le Regionali Campania 2020, anche quelle per le Amministrative (qui l'elenco dei candidati a sindaco e delle liste). "Dall'emozione di auto votarmi ho pubblicato la foto del mio voto e quello dato al mio amico, non sapendo fosse reato, perché ripeto di politica conosco poco quanto niente – si legge nella "giustificazione" della candidata, che subito dopo ha rilanciato – ma gli articoli sui candidati che sono fuori ai seggi a comprarsi voti? questi non sono reati?".

Fotografare le schede elettorali è vietato dalla legge 96/2008, che tutela la segretezza del voto e sancisce, nell'articolo 1, che "nelle consultazioni elettorali o referendarie e' vietato introdurre all'interno delle cabine elettorali telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini". Una norma prevista principalmente per evitare il voto di scambio: per impedire, cioè, che un elettore possa provare con una fotografia di avere votato per il candidato indicato e di incassare quindi un compenso per avere venduto la propria preferenza. Chi contravviene al divieto, si legge ancora nella legge, "è punito con l'arresto da tre a sei mesi e con l'ammenda da 300 a 1000 euro".

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