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A Salerno il carcere era diventato una piazza di spaccio: droga e cellulari ai detenuti

Il carcere di Salerno era diventata una piazza di spaccio in cui i detenuti si erano organizzati – con l’ausilio di un agente della Polizia Penitenziaria compiacente – per spacciare droga e fornire telefoni cellulari a chi era dietro le sbarre. Ogni uomo aveva un suo ruolo per occultare droga e telefoni, chi fra i detenuti non accettava questo traffico veniva vessato e pestato a sangue.
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A cura di Redazione Napoli
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Blitz antidroga a Salerno all'alba:  dalle prime ore di questa mattina, la Polizia di Stato insieme al Corpo della Polizia Penitenziaria – Nucleo Investigativo Centrale, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Salerno, sta conducendo una vasta operazione nei confronti di organizzazioni criminali dedite al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

Sono 47, spiega una nota della procura guidata da Giuseppe Borrelli,  i soggetti indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, minaccia ed estorsione, attiva anche all’interno della casa circondariale di Salerno con la creazione di una vera e propria “piazza di spaccio” e un mercato illegale di cellulari. Traffici possibili solo con una figura "compiacente" all'interno della struttura detentiva, per far passare senza controlli oggetti e materiali chiaramente illegali. Infatti figura anche un agente della polizia penitenziaria tra i destinatari delle 47 misure cautelari.

Per l'agente il giudice ha disposto gli arresti domiciliari. Ad ora – informa la procura salernitana – sono stati notificati 46 dei 47 provvedimenti emessi, 25 in carcere, 17 agli arresti domiciliari e 4 obblighi di dimora. I reati contestati dalla Procura di Salerno, a vario titolo, sono associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e al traffico di stupefacenti, violenza privata, estorsione e detenzione illecita di armi.

Ecco come è iniziata l'indagine: nel primo semestre del 2019 i poliziotti della Mobile avevano scoperto che venivano fatti entrare all’interno del carcere non solo telefoni cellulari con relative sim card, ma anche droga che era poi spacciata all’interno della struttura. Al vertice dell’organizzazione un detenuto che, dal carcere, continuava a impartire direttive ai suoi più stretti collaboratori. Così facendo aveva organizzato in due distinte zone della città di Nocera Inferiore (Salerno), due piazze di spaccio. I detenuti che non si ‘piegavano' ai capi del traffico di droga venivano vessati e picchiati. Le spedizioni punitive erano tali da provocare lesioni anche gravi.

All’interno della struttura carceraria di Salerno gli indagati avevano compiti e ruoli ben definiti; c’era chi deteneva la droga e la nascondeva all’interno di intercapedini e armadietti nelle celle; chi invece era addetto all’introduzione all’interno del carcere tramite parenti o amici che venivano per le visite periodiche; ed infine una struttura esterna di pagamenti tramite carte Postepay che venivano ricaricate dall’esterno e servivano per pagare l’acquisto di stupefacente all’interno del carcere. L’acquisto dei cellulari aveva raggiunto le dimensioni un mercato. Infatti bastava ordinare la marca ed il modello per riceverlo consegnato dai visitatori e pagarlo attraverso bonifici sulle carte di debito dedicate. Le sim erano intestate a persone irreperibili e quasi sempre extracomunitari.

I telefoni erano utilizzati sia per conversazioni personali con parenti e/o familiari all’esterno del carcere, sia con i componenti dell’organizzazione per impartire direttive ed ordini agli affiliati al clan. Durante le indagini sono stati sequestrati più di 30 telefoni cellulari e circa 20 Sim card e oltre un chilo di sostanza stupefacente suddivisa in diverse dozzine di dosi, tra cocaina e hashish.

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