Dolore e lacrime per i funerali di Ciro Pierro e Luigi Romano, morti sul lavoro a Rione Alto

Oggi a Calvizzano e Secondigliano i funerali dei due operai morti sul lavoro al Rione Alto di Napoli. Domani a Forcella i funerali di Vincenzo Del Grosso, la terza vittima.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Sono iniziati quest'oggi i funerali dei tre operai morti al Rione Alto di Napoli, precipitati da un ponteggio mentre lavoravano: oggi le rispettive cerimonie per Ciro Pierro, 62 anni, a Calvizzano e per Luigi Romano, 67 anni, nel quartiere di Secondigliano. Domani invece l'ultimo saluto a Vincenzo Del Grosso, 54 anni, nel Rione Forcella di Napoli. Dolore e lacrime di parenti e amici per i funerali che si sono tenuti a distanza di poche ore nella chiesa di San Giacomo a Calvizzano e in quella dei Santi Cosma e Damiano. I feretri dei due operai hanno attraversato la folla che si era formato fuori le rispettive chiese, tra le lacrime dei presenti.

"Oggi il nostro cuore, il cuore della nostra Chiesa napoletana è attraversato da un dolore profondo per la morte di Vincenzo, Ciro, e Luigi. Tre uomini, tre lavoratori, tre storie spezzate mentre con dignità guadagnavano il pane per vivere. Erano in un cantiere, su un mezzo di sollevamento ma in un attimo è crollato tutto: il cestello, il giorno, i sogni, le promesse. È crollato, ancora una volta, quel patto sacro che dovrebbe tenere insieme lavoro e sicurezza, fatica e dignità. Per questo non possiamo tacere". Così in una nota il Cardinale monsignor Mimmo Battaglia, che aggiunge:

Non possiamo far finta che si tratti solo di una tragica fatalità". Secondo il cardinale "questi nostri fratelli non sono morti per un caso. Sono stati uccisi da un'ingiustizia che ha nomi e responsabilità. E la Chiesa di Napoli, che prega per le vittime ed esprime alle famiglie e agli amici di Vincenzo, Ciro e Luigi tutta la sua vicinanza, sente anche il dovere di gridarlo. Il lavoro deve possibilità di vita e non rischio di morte. Deve promuovere la dignità, non mettere in pericolo. Chi lavora ha diritto a tornare. A tornare la sera, a tavola, con le mani sporche ma il cuore salvo. A tornare a stringere i figli, a salutare gli amici, a dire "ci vediamo domani". Ecco perché oggi il nostro lutto non può essere solo commozione. Deve diventare impegno. Deve diventare voce. Deve farsi lotta per una giustizia sociale che non sia parola astratta, ma carne viva di regole rispettate, controlli veri, dignità tutelata.

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