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De Luca indagato per concorso in corruzione, i verbali che lo accusano: “C’era un patto con i politici”

Nei verbali di Vittorio Zoccola, il ras delle cooperative, le accuse a Vincenzo De Luca: “Lui e suo figlio Roberto erano i miei referenti”. Il patto tra cooperative e politici ipotizzato dai pm prevedeva appalti in cambio del voto: “De Luca mi disse di far votare il 30% a Picarone e il 70% a Savastano”. Emergono anche le vicinanze tra alcune cooperative e il presidente: “Rimosse Stanzione da vice sindaco perché non gli aveva comunicato le sue decisioni”.
A cura di Antonio Musella
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È indagato per concorso in corruzione il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. L'avviso di proroga delle indagini gli è stato recapitato di venerdì. Si tratta del giorno in cui tiene via social il suo monologo settimanale urbi et orbi dalla sede del genio civile di Salerno, trasformato in ufficio di De Luca dall'inizio della pandemia da Covid. Ma nel suo monologo non c'è traccia dell'avviso di garanzia, arrivato dalla Procura della Repubblica di Salerno che indaga sui rapporti tra le cooperative che gestiscono i lavori pubblici del Comune di Salerno e la politica. Chi è che ha raccontato il funzionamento del sistema di potere che sembrerebbe girare intorno a Vincenzo De Luca è Fiorenzo "Vittorio" Zoccola, nei suoi lunghissimi verbali davanti al procuratore generale Giuseppe Borrelli e ai pm Elena Cosentino e Guglielmo Valenti. Quello che emerge da questi verbali è un sistema collaudato al cui centro c'è solo ed unicamente Vincenzo De Luca.

Il patto elettorale: "De Luca disse, i voti 30% a Picarone e 70% a Savastano"

Zoccola sta collaborando con i magistrati ed ha spiegato nei verbali come funzionerebbe il sistema di potere. Le cooperative portano i voti per le elezioni, come le elezioni regionali del 2020, i politici da parte loro garantiscono alle cooperative la continuità lavorativa sugli appalti del Comune di Salerno. Secondo Zoccola, si tratterebbe di un vero e proprio scambio. Zoccola precisa che i singoli presidenti delle cooperative, che fino al 2020 erano riunite nel consorzio "Salerno Solidarietà", avevano i propri referenti politici, ma era lui a garantire, nel suo rapporto con Vincenzo De Luca, quello che definisce "l'equilibrio" ovvero un modus operandi che non scontentasse nessuna cooperativa rispetto agli appalti e rispondesse ai desiderata del governatore sulla distribuzione dei voti. Racconta di aver parlato con Roberto De Luca (non indagato) e Giovanni Savastano, consigliere regionale attualmente agli arresti domiciliari nella stessa inchiesta, della necessità di pubblicare i bandi del Comune di Salerno per garantire i lavori delle cooperative, ma fu poi Vincenzo De Luca a definire la distribuzione dei voti. "Incontrai De Luca a giugno 2020 al Rione Petrosino in occasione di una inaugurazione della bretella stradale – dice Zoccola nei verbali – mi disse di dare i voti per il 30% a Picarone e per il 70% a Savastano. De Luca mi fece cenno che aveva parlato con il Sindaco e che era tutto a posto, riferendosi alla richiesta che io avevo fatto di accelerare l'approvazione della delibera per i bandi". I due sono da sempre legati a Vincenzo De Luca, Franco Picarone (non indagato) è stato eletto nella lista "Campania Libera" al consiglio regionale dove siede per la seconda volta, Savastano, anche lui con "Campania Libera", è entrato per la prima volta in consiglio regionale proprio nell'elezione del 2020 oggetto dell'inchiesta, dopo aver ricoperto il ruolo di assessore alle politiche sociali del Comune di Salerno. Zoccola nei verbale dice di aver avuto a disposizione per le elezioni regionali circa 1000 voti che dovevano essere distribuiti secondo le indicazioni di Vincenzo De Luca e che lui stesso comunicò a tutte le cooperative come il governatore aveva deciso che le singole cooperative dovevano suddividere i pacchetti di voti. Nelle risposte rese da Savastano durante il suo interrogatorio con i magistrati, il consigliere regionale nega l'esistenza di alcun patto con Zoccola, ma in un passaggio, specifica che: "Non ho mai chiesto i voti a Zoccola, forse ha ricevuto indicazioni da qualcun altro di darmi una mano". Impossibile non immaginare che quel "qualcun altro" possa essere proprio il presidente della Regione Campania.

Il vice sindaco silurato per uno sgarbo: "De Luca gestisce il Comune"

È un fiume in piena Zoccola, la cui rottura con il sistema di potere salernitano si è consumata prima dell'arresto, subito dopo le elezioni regionali come racconta lui stesso: "Fecero fuori mio fratello da un appalto, da quel momento chiusi i rapporti e mi spostai verso il centrodestra".  La gola profonda dell'inchiesta salernitana racconta anche come  come a suo dire funzionavano i legami tra le singole cooperative e i politici, al di là del ruolo che lo stesso Zoccola svolgeva di "equilibratore". Ogni cooperativa aveva i suoi referenti in Comune, i suoi erano esclusivamente i De Luca: "I miei riferimenti erano Vincenzo De Luca e Roberto De Luca, invece Piero no, con lui non c'era affinità". Le cooperative di cui era deus ex machina Zoccola sono la "SSS" e la "Terza Dimensione". Il suo rapporto con il presidente della Regione Campania inizia nel 1989 quando ricopre il ruolo di segretario del PCI e intreccia rapporti dapprima con suo padre e poi con lui. Nella divisione delle influenze esercitate sulle singole cooperative, Zoccola racconta che la coop Socofasa, che gestisce alcuni servizi in appalto per il Comune di Salerno, risponde direttamente a Vincenzo De Luca. "Il presidente della Socofasa, Alfredo Rispoli, è vicino a Vincenzo Stanzione ed a Vincenzo De Luca" dice nei verbali. E racconta un particolare incredibile che avrebbe portato al siluramento di Vincenzo Stanzione dalla carica di vice sindaco del Comune di Salerno per volontà di De Luca. "Stanzione fu rimosso da vicesindaco proprio perché fece avere dei lavori di somma urgenza a Rispoli nel quartiere Torrione, senza prima parlarne con De Luca che era in ferie. De Luca si arrabbiò semplicemente perché Stanzione non gli aveva comunicato prima le sue decisioni". Le assunzioni per i lavori da svolgere per conto del Comune di Salerno erano anche queste veicolate dalla politica, come spiega Zoccola: "I nominativi dei soggetti svantaggiati da assumere nei lavori ci venivano indicati dai consiglieri comunali di Salerno, tra cui Mimmo Ventura". Il ras delle coop si lascia poi andare ad una serie di considerazioni sugli "errori commessi da De Luca" nella gestione del Comune di Salerno, che sarebbe a sua detta "stata lasciata nelle mani di Piero De Luca e del suo cerchio magico, di cui fanno parte Enzo Luciano, Angelo Caramanno e Pietro Loffredo". A leggere i verbali, l'impressione è che l'inchiesta sia tutt'altro che conclusa e che dopo l'iscrizione di Vincenzo De Luca nel registro degli indagati, molto altro potrebbe emergere, sia dalle deposizioni degli indagati che dal lavoro dei magistrati guidati da Giuseppe Borrelli.

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