Crac Deiulemar, condanne ridotte per i fratelli armatori Della Gatta di Torre del Greco

La Corte di Appello di Roma – Terza Sezione – ha fortemente ridotto le condanne per i fratelli Angelo, Pasquale e Micaela Della Gatta, armatori di Torre del Greco (Napoli), imputati nel processo per il crac da 770 milioni della compagnia di navigazione Deiulemar: cinque anni e nove mesi per Pasquale ed Angelo, quattro anni e cinque mesi per Micaela. La sentenza dopo la decisione della Cassazione, che aveva annullato con rinvio ad altra sezione la precedente condanna della Corte di Appello.
In primo grado i fratelli armatori erano stati condannati a 17 anni di reclusione; in Appello la pena era stata parzialmente confermata, con una riduzione a 13 anni. Successivamente gli Ermellini avevano annullato questa seconda pronuncia, rinviando quindi il processo alla Terza Sezione, che ha ulteriormente ridotto le condanne. L'altro imputato, Giuseppe Lembo, tra i fondatori della Deiulemar, è deceduto durante il processo, nel 2020; la posizione di Giovanna Iuliano, anche lei imputata nel procedimento, è stata infine stralciata e la Corte di Appello ha rinviato la decisione al 9 novembre per problemi di salute. Per il crac Deiulemar i tre fratelli erano anche finiti in carcere, dove trascorsero 16 mesi, e furono liberati alla scadenza dei termini della custodia cautelare.
I tre fratelli Della Gatta, difesi dagli avvocati Mario Griffo e Giro Pasquale Sepe, sono accusati di avere "svuotato" la compagnia di navigazione di tutte le risorse finanziarie, portando il denaro all'estero attraverso trust e fiduciari. I tre armatori emisero anche titoli obbligazionari al fine di finanziari sul mercato; la Consob autorizzò l'emissione di bond fino a di un massimo di 40 milioni di euro, ma il limite venne ampiamente superato e quindi, quando alla fine arrivò la bancarotta, migliaia di azionisti persero tutto quello che avevano investito nella compagnia.