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Elezioni politiche 2022

Il comizio di Giorgia Meloni a Napoli, tra Benigni e televendite. Attacchi al M5S e al Reddito di cittadinanza

Giorgia Meloni a Napoli, tra battute, attacchi ai Cinque Stelle e al Reddito di cittadinanza: “Vi assicuro che ho dato tutto, di più non potevo”
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«Modello numero 4, Giuditta!». Giorgia Meloni attraversa il palco-passerella allestito all'Arenile di Bagnoli e giù la prima battuta,  cita "Il piccolo diavolo" di Roberto Benigni. La leader di Fratelli d'Italia si guarda la giacca rosa del tailleur, sospira e dice: «Eh! Fa caldo, l'unico giorno che ho messo la giacca pesante…». Ha le scarpe bianche "della discordia", quelle oggetto di una discussione sui social perché apparse eccessivamente allungate in alcune foto (probabilmente modificate a scopo goliardico) scattate a Palermo.

Il comizio di Napoli non era previsto: i maggiorenti di Fratelli d'Italia avevano però insistito prima dell'evento di Caserta sulla necessità di non sottrarsi alla platea partenopea per non essere accusata di snobbare la città. Detto, fatto. Ma lei stessa avverte la platea, appena arrivata: «È l'ultimo giorno di di campagna elettorale, devo tornare a Roma per una diretta  del Tg1 e una del Tg2 , non ho tanto tempo. Ma non potevo mancare nella capitale del Mezzogiorno».

Durerà poco più di quaranta minuti il comizio della leader del partito della destra italiana, avanti nei sondaggi politici e che a poche ore dal voto sente davvero la possibilità di mettere un piede a Palazzo Chigi.

Giorgia Meloni lo sa che a Napoli si deve muovere delicata, come sulle uova: platea non storicamente di destra, fuori ci sono i centri sociali che contestano, dentro c'è lo zoccolo duro di Fdi ma il capoluogo e l'area metropolitana sono oggi caratterizzati dall'ascesa del Movimento Cinque Stelle versione Giuseppe Conte. Niente a che fare con il consenso della passata legislatura ma il rischio che paventano nel centrodestra è che al Sud Conte & co stiano erodendo voti pure a loro, dopo averlo fatto col Partito Democratico.

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Meloni sceglie la formula della domanda-e-risposta coi ragazzi della destra napoletana e non solo. Non sono vere domande: è una sorta di espediente per snocciolare cose già sentite durante la campagna elettorale. L'attacco è sempre duplice: Movimento Cinque Stelle e Reddito di cittadinanza. Ironizza, li equipara a venditori di televendite:

La cosa che più di frequente dicono i Cinque Stelle nei loro comizi e' ‘gratuitamente'. Poi c'è anche la batteria di pentole e la bici con cambio Shimano…

Reddito cittadinanza? Io ho il progetto di separare un'assistenza necessaria, per chi non può lavorare anche migliore di quella che è stata fatta finora, per chi può lavorare la grande sfida è la libertà del lavoro.

CQuanto ai centri sociali continuate pure cosi perché finché ci siete voi so che sto sulla buona strada come è sempre stato. Io seguo la loro scia come le mollichine di Hansel e Gretel

Seguono le domande, i minuti passano velocemente. E Meloni usa gli slogan collaudati:

È finita la pacchia. Ci devono temere tutti quelli che hanno abusato di questa egemonia di potere. Ci devono tenere gli speculatori. Ci devono temere gli scafisti perché con noi hanno smesso di fare o soldi. La camorra la mafia la ‘ndrangheta ci devono temere. Non ci devono temere gli italiani perbene.

Giù applausi. «Io non sono una meridionalista, sono una patriota. Se cresce il Sud, cresce tutta la Nazione».  E la chiusura: «Non ci dobbiamo distrarre. Io stasera stacco, domani passo la giornata con mia figlia. E vi assicuro che ho dato tutto, di più non potevo». Ironizza e chiude: «Ho preso cinque chili da quando è iniziata la campagna elettorale, oggi sembro na meringa…»

Il saluto a bracciate e poi letteralmente di corsa, in auto, direzione Capitale. Intanto all'Arenile rimbombano le note della canzone di Rino Gaetano "Ma il cielo è sempre più blu". Lei dice ai ragazzi cui stringe la mano: «Mi raccomando, mi raccomando…Da domani tocca a voi attaccare, mi raccomando ragazzi». Intanto, oltre il lido dell'area Ovest si sentono, seppur lontani, i cori di chi protesta: «Siamo tutti antifascisti».

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