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Colpo di scena nel caso di Maria Ungureanu: per la procura non fu Ciocan a ucciderla

Colpo di scena nell’inchiesta sulla morte della piccola Maria Ungureanu, la bimba di 9 anni trovata annegata nella piscina di un resort nel Sannio, 4 anni fa. A Ciocan, cui inizialmente è stato contestato l’omicidio e la violenza sessuale, oggi viene notificata la conclusione delle indagini per il solo reato di abbandono di minore. Per la Procura la sua sola colpa è aver lasciato la piccola davanti al resort in cui è annegata.
A cura di Angela Marino
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Quattro persone sono indagate nell'ambito delle indagini per la morte di Maria Ungueranu, la bimba di 9 anni morta annegata il 19 giugno del 2016, ma a nessuna di loro è stata contestata l'accusa di omicidio volontario o di violenza sessuale. La vera sorpresa nelle indagini che da quattro anni la procura sannita conduce sulla morte della piccola sul cui corpicino vennero riscontrati segni di abuso sessuale, è proprio questa: il reato non è oggetto delle indagini sulla sua morte.  Nell'avviso di conclusione delle indagini del procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dei carabinieri, si leggono due nomi noti di questo caso, quello di Daniele Ciocan, l'ultimo ad aver visto viva la piccola, e di sua sorella  Maria Cristina. Per entrambi l'accusa è abbandono di minore per aver accompagnato la piccola in auto al resort nella cui piscina ha trovato la morte e per averla lasciata lì senza curarsi del fatto che la piccola non sapesse nuotare e che avesse timore dell'acqua.

Gli altri due nomi dell'inchiesta, invece, sono quelli di Antonio Romano (74), proprietario del resort dove è avvenuta la morte della bimba, e Daniela Romano (40), responsabile del servizio di prevenzione della struttura di San Salvatore Telesino. Ai due è contestata l'accusa di omicidio colposo per non aver adottato le misure di sicurezza idonee a evitare l'accesso alla piscina. Gli indagati hanno ora venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati o produrre memorie. I fatti risalgono alla sera del 19 giugno del 2016, quando Maria, rinviata per pioggia la manifestazione cui avrebbe dovuto partecipare, fece perdere le proprie tracce per poi essere ritrovata nuda e priva di vita nell'acqua della piscina del piccolo resort di San Salvatore Telesino, ad alcuni chilometri da casa.

Fu chiaro da subito che l'ultima persona ad aver visto Maria era il ventunenne Daniel Ciocan, operaio conoscente del padre della piccola. Il Ciocan ha sempre affermato di aver incontrato la piccola quella sera e di averle proposto di andare con lui a trovare sua sorella a Telese, dove non sarebbero mai arrivati. Secondo il racconto del Ciocan, dopo aver trovato un'interruzione sulla strada a causa di una gara podistica, avrebbe riportato la bambina indietro, lasciandola, viva, davanti alla chiesa del paese. Una versione che la Procura gli ha sempre contestato accusandolo in prima battuta di omicidio e violenza sessuale dopo che l'autopsia sul corpo della bimba aveva evidenziato segni di abuso sessuale. Un'accusa che oggi cade, insieme a quella di omicidio volontario.

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