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Chiedevano 5.500 euro al mese di interessi da 9 anni, presi per usura reggente clan e la moglie

Avrebbero chiesto 5.500 euro al mese di interessi a una famiglia di imprenditori di Castellammare di Stabia per un prestito fatto nel 2011. Una vessazione continuata anche durante il Covid19. La Guardia di Finanza ha arrestato due persone il reggente del clan Cesarano, Nicola Esposito, detto “o’ mostr”, e la moglie Annunziata Cafiero, indagati per usura, estorsione e lesioni personali aggravati dal “metodo mafioso”, mentre si cerca una terza persona.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Da 9 anni avrebbero chiesto a una famiglia di imprenditori del turismo e della ristorazione di Castellammare di Stabia di pagare 5.500 euro al mese di interessi per un prestito di 550mila euro fatto nel 2011, con un tasso del 120% all'anno, fino a quando non fossero stati in grado di restituire in un’unica tranche anche l’intera somma del prestito. Una vessazione alla quale le vittime esasperate dalle continue pressioni ed intimidazioni nonché da imprecazioni minacciose avrebbero tentato in tutti i modi di poter sfuggire ed evitare gli incontri, con veri e propri “agguati” in puro stile camorristico, anche con botte e lesioni. Una situazione che sarebbe continuata anche durante la crisi del Coronavirus, quando ha raggiunto livelli insopportabili. Ma alla quale ha posto fine l'intervento della Guardia di Finanza che ha arrestato due persone, il reggente del clan Cesarano, Nicola Esposito, detto “o’ mostr”, e la moglie Annunziata Cafiero, indagati per usura, estorsione e lesioni personali aggravati dal “metodo mafioso”, mentre si cerca una terza persona.

Usura, 2 arresti nel napoletano, si cerca una terza persona

L'operazione è stata condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, che ha eseguito tra Pompei e Castellammare di Stabia, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta e coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di 3 soggetti, indagati per usura, estorsione e lesioni personali aggravati dal “metodo mafioso”. Il provvedimento rappresenta l’epilogo di una complessa indagine condotta dai finanzieri del Gruppo di Torre Annunziata e della Compagnia di Castellammare di Stabia, che ha tratto origine dall’approfondimento di alcune operazioni finanziarie anomale e che è stata ulteriormente sviluppata a seguito di denunce presentate da un nucleo familiare di imprenditori stabiesi operanti nel campo del turismo e della ristorazione, incapaci di far fronte alle ingenti pretese usurarie dei loro carnefici, soprattutto a seguito dell’inasprirsi della crisi economica dettata dall’emergenza sanitaria, tuttora in atto.

In particolare, sulla base delle risultanze emerse nell’ambito delle indagini, condotte mediante intercettazioni telefoniche, ambientali, escussioni testimoniali e l’esame dei sistemi di videosorveglianza comunali e privati, le Fiamme Gialle hanno ricostruito un circostanziato quadro indiziario a dimostrazione dell’illecita attività usuraria posta in essere sin dal 2011 da Nicola Esposito (detto “o’ mostr”), leader pro tempore indiscusso del “clan Cesarano” e attualmente recluso al “41 bis”, che avrebbe prestato all’imprenditore-denunciante circa 550.000 euro in contanti richiedendone il pagamento di interessi annui pari al 120% del capitale concesso.

Dopo il suo arresto, avvenuto nel 2014, la riscossione delle rate mensili sarebbe stata effettuata e garantita da sua moglie, Annunziata Cafiero, che si è avvalsa anche della collaborazione di un familiare, attualmente irreperibile. In particolare, gli indagati avrebbero costretto le vittime al pagamento mensile degli interessi (5.500 euro) fino a quando quest’ultime non fossero state in grado di restituire in un’unica tranche anche l’intero ammontare del prestito elargito (cd. “usura conto capitale”) con il rischio, quindi, di non porre mai fine al soffocante rapporto di soggezione con i propri aguzzini e l’incombente pericolo, in alternativa, di cedere agli aguzzini la direzione e la gestione aziendale delle attività imprenditoriali.

Botte alle vittime se non pagavano le rate

Le vittime, esasperate dalle continue pressioni ed intimidazioni nonché da imprecazioni minacciose, avevano tentato in tutti i modi di poter sfuggire ed evitare gli incontri con i propri vessatori i quali, il più delle volte, hanno eseguito veri e propri “agguati” in puro stile camorristico. In particolare, nel corso dell’ultimo incontro avvenuto lo scorso luglio tra la denunciante e la moglie del boss, quest’ultima non avrebbe esitato persino ad aggredire la vittima procurandole lesioni alla testa.

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