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Arrestata sorella del boss Mele di Pianura: spediva cellulari nel supercarcere in Sardegna

Due arresti per l’introduzione di telefonini a Badu ‘e Carros, Nuoro: in manette un agente della Penitenziaria e la sorella 45enne di un boss di camorra.
A cura di Nico Falco
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È la sorella del boss Giuseppe Mele detto "‘o cacaglio" la donna arrestata dalla Polizia di Stato nell'indagine sulle falle di sicurezza nel carcere di Badu ‘e Caorros, a Nuoro: Carmela Mele, 45 anni, avrebbe spedito diversi pacchi contenenti cellulari in Sardegna, che sarebbero stati consegnati in gran parte ai detenuti dell'alta sicurezza.

I telefonini sarebbero stati fatti entrare in carcere grazie alla complicità del 37enne Salvatore Deledda, agente della Polizia Penitenziaria, anche lui finito agli arresti; per i due è stato disposto il carcere, l'accusa è di introduzione illecita di telefoni cellulari in una struttura di detenzione. Nell'indagine risultano indagate, a vario titolo, altre quattro persone, incluso chi ha collaborato alle spedizioni. Le indagini, coordinate dalla Procura di Nuoro, erano partite dopo una segnalazione interna dello scorso settembre.

Cellulari in carcere, arrestata sorella del boss Mele

I soldi venivano inviati tramite bonifici su carte prepagate, per il momento gli investigatori hanno tracciato pagamenti per 2mila euro a favore di Deledda, che lavorava a Badu ‘e Carros come assistente capo della Penitenziaria. Carmela Mele si sarebbe occupata materialmente dell'invio dei cellulari, che venivano spediti proprio da Napoli, dove la donna abita. Ogni pacco conteneva due o tre micro cellulari, destinati non solo al fratello ma anche ad altri detenuti, anche loro reclusi in regime di alta sicurezza. Una delle spedizioni sarebbe stata pagata 1.200 euro, un'altra 250 euro.

Complessivamente i telefonini ritrovati sono una quindicina, uno addosso a un detenuto e altri nelle celle o in spazi comuni; ogni singolo telefono veniva pagato dai detenuti tra i 100 e i 250 euro. I pacchi entrati in carcere sarebbero stati cinque e un sesto, già pronto per la spedizione, è stato recuperato questa mattina a Napoli durante l'arresto di Carmela Mele. Le schede telefoniche utilizzate erano intestate a cittadini stranieri.

Il clan Mele, storicamente insediato nel quartiere Pianura, periferia occidentale di Napoli, e protagonista di una guerra ventennale coi rivali dei Marfella-Pesce, è oggi ritenuto smantellato dalle operazioni delle forze dell'ordine; il suo posto sarebbe stato preso dagli Esposito-Marsicano, legato al clan dei "figli ‘e Giulietta", che ne avrebbe raccolto l'eredità e anche la contrapposizione coi Carillo-Perfetto, questi ultimi collegati ai Marfella-Pesce.

Indagini non legate all'evasione del boss pugliese

In conferenza stampa il Procuratore di Nuoro, Patrizia Castaldini, il questore Alfonso Polverino, il capo della Mobile Fabio Di Lella e il capo della Penitenziaria Amerigo Fusco hanno precisato che gli arresti non sono direttamente legati alla clamorosa fuga del boss della Sacra Corona Unita Marco Raduano, che era scappato dal carcere sardo il 25 febbraio scorso. Non ci sono, per il momento, evidenze che anche Raduano abbia ricevuto un telefonino in carcere o collegamenti tra il traffico e il boss evaso.

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