7.417 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Storia di Castel dell’Ovo, lo spettacolare castello di Napoli sul mare

Castel Dell’Ovo a Napoli custodisce storie e leggende che affondano le radici nella notte dei tempi. Sull’isolotto di Megaride morì Parthenope, nacque l’aggettivo “luculliano”, perì l’ultimo imperatore di Roma e fu imprigionato, prima dell’esecuzione, il sedicenne Corradino. Il tutto mentre un uovo regge i destini della città.
A cura di Redazione Napoli
7.417 CONDIVISIONI

Il Castel dell’Ovo è un imponente castello di Napoli che si trova sull’isolotto di Megaride, laddove si sviluppa il Borgo Marinari adiacente a via Partenope. Tra i tanti castelli del capoluogo della Campania, questo è quello più antico, precedendo di pochi anni Castel Capuano e di oltre un secolo il Maschio Angioino. Oggi tutti possono visitare il castello, nel quale tra l’altro si organizzano eventi e concerti.

Storia del Castel dell’Ovo
Si chiama Castel dell’Ovo perché un uovo lo sostiene
Arrivare al Castel dell’Ovo e al Borgo Marinari
Orario di apertura e prezzi: visitare il Castel dell’Ovo
Cosa vedere e fare nel Castel dell’Ovo
In sintesi: 10 cose che non sapete su questo castello

Castel dell'ovo da via Partenope a Napoli (foto di Luca Aless).
Castel dell'ovo da via Partenope a Napoli (foto di Luca Aless).

Storia del Castel dell’Ovo

Impero romano

Si dice che il primo proprietario del castello sia stato Lucio Licinio Lucullo, ma si tratta di un’approssimazione abbastanza grossolana. Stando a questa dichiarazione bisognerebbe dedurre che il Castel dell’Ovo sia stato costruito nel secolo I d. C., ma è molto più corretto dire che sia stato costruito nel 1128. E’ tuttavia vero che l’isolotto di Megaride – prima non collegato alla terra – fosse parte della grande villa di Licinio Lucullo, che si estendeva fino al Monte Echia e, alla luce dei ritrovamenti emersi grazie agli scavi per la linea 1 della metropolitana, addirittura fino a Piazza Municipio.

Questo passato antico del Castel dell’Ovo lo si ritrova ancora oggi nel sottosuolo, accedendo nella Sala delle colonne. Qui si trovano colonne di epoca romana, che successivamente vennero riadattate nella nuova forma che acquisì la villa con il declino dell’Impero romano. Il complesso infatti vide negli occhi il crollo dell’Impero: dopo essere stato fortificato da Valentiniano III, ospitò Romolo Augustolo, ultimo imperatore di Roma, dopo la deposizione nel 476 d.C.

La sala delle colonne del Castel dell'ovo (@Fanpage.it by CC 3.0).
La sala delle colonne del Castel dell'ovo (@Fanpage.it by CC 3.0).

Alto Medioevo

Morto a Napoli l’ultimo imperatore di Roma, nella villa si insediarono monaci basiliani provenienti dalla Pannonia, una regione che si estendeva tra le attuali Austria, Ungheria e Croazia. I monaci usarono la villa come monastero, adottarono la regola benedettina e, probabilmente agevolati dalla ricca biblioteca di Lucullo, crearono uno scriptorium. Il cenobio divenne anche lazzaretto e quarantena per i pellegrini che tornavano dalla Terrasanta. Nell’872 l’isolotto di Megaride – che intanto aveva preso il nome di Insula Maris e poi di Insula Sancti Salvatoris – fu conquistato dai saraceni, che imprigionarono il vescovo Atanasio di Napoli. La flotta sorta dall’alleanza tra il Ducato di Napoli e la Repubblica di Amalfi riuscì a cacciare i musulmani, ma l’esperienza suggerì di distruggere le fortificazioni dell’isolotto di Megaride per impedire che i nemici se ne potessero impossessare di nuovo. I monaci si stabilirono a Pizzofalcone.

Prima villa, poi monastero, infine castello. Per molti il Castel dell’Ovo fu costruito nel 1128 o, quantomeno, fu cominciato secondo le sembianze odierne. Risale a quell’anno un documento che fa riferimento ad una fortificazione chiamata Arx Sancti Salvatoris, con chiaro riferimento alla chiesa di San Pietro che costruirono i monaci e che è testimoniato oggi dall’ingresso preceduto dagli archi del loggiato.

Normanni

Nel 1140 Ruggiero il Normanno conquista Napoli e stabilisce la propria residenza sull’Isolotto di Megaride. Benché il re non abitasse che di rado questa abitazione (ben più vissuto sarà Castel Capuano), aver scelto la fortezza come propria residenza determina il destino del castello e si può dire, che così come lo conosciamo, un embrione del Castel dell’Ovo è stato costruito nel secolo XII. Vengono progettati lavori di ampliamento e fortificazioni che portano alla costruzione della torre Normandia. Federico II di Svevia fece del castello reggia e prigione, stabilendovi anche la sede del tesoro reale. Nel 1222 vennero costruite – con l’ausilio dell’architetto Nicolò Pisano – torre di Colleville, torre Maestra e torre di Mezzo.

Angioini

Con l’arrivo di Carlo I d’Angiò la corte viene trasferita nel vicino Maschio Angioino, mentre la famiglia reale resta nel Castel dell’Ovo, ritenuto una fortificazione inespugnabile e, perciò, luogo in cui continuare a custodire il tesoro. E’ proprio lì che il sedicenne Corradino di Svevia, dopo la sconfitta nella Battaglia di Tagliacozzo (23 agosto 1268) contro gli angioini, viene tenuto prigioniero prima della decapitazione a Piazza Mercato. Agli eventi storici si intrecciano quelli naturali: nel 1370 un terremoto-maremoto danneggia gravemente alcune strutture del castello. La regina Giovanna I fece ricostruire in muratura l’arcata crollata a causa dell’evento sismico, mentre venne restaurata la parte della fortezza costruita in epoca normanna.

Aragonesi

Nel 1441 Alfonso V – re di Trinacria, Sardegna e Aragona, detto “il Magnanimo” – ebbe la meglio su Renato d’Angiò per la successione al trono e riunì il territorio italiano che fu dei Normanni diventando rex Utriusque Siciliae. La capitale fu spostata da Palermo a Napoli e il Castel dell’Ovo venne reso ancora più efficiente dal punto di vista militare grazie all’abbassamento delle torri e all’ispessimento delle mura, utile anche a favorire il movimento dell’artiglieria: unità militare che iniziava a diffondersi in Europa e che avrebbe imposto una razionalizzazione di tutte le strutture difensive. L’ammodernamento di questi edifici venne reso definitivo sotto la dominazione degli Spagnoli, che prima divisero a tavolino il Mezzogiorno con i francesi e poi lo sottrassero agli stessi con la forza (battaglia del Garigliano nel dicembre del 1503). Durante il vicereame il castello ospitò anche tre mulini che sfruttavano gli insistenti e poderosi venti che soffiano nel Golfo di Napoli. A parte quest’insolita opera di efficientamento, il castello venne integralmente votato alla guerra: via gli uffici amministrativi e gli appartamenti residenziali e dentro le bocche di fuoco dell’artiglieria. Le batterie di cannoni minacciano il Golfo, nonché le vie Santa Lucia e Mezzocannone contro cui gridare “fuoco” in caso di attacco da terra.

Immagine

Borbone

Carlo di Borbone tentò a più riprese di incentivare un’economia moderna basata sulle manifatture e, sulla linea di Capodimonte e Castellammare, provò a creare – tra il 1755 e il 1758 -, all’interno del castello, una fabbrica di cristalli e specchi. A parte questa parentesi “civile”, il castello torna nella cronaca di guerra nel 1799, quando vi si asserragliano strenuamente i rivoluzionari della Repubblica partenopea.

Regno d'Italia

Nei primi anni del Regno d’Italia, nel 1871, il Castel dell’Ovo rischia di essere abbattuto per far posto ad un rione. Scongiurato il pericolo, la fortezza viene riadattata a carcere militare e ad alloggio delle truppe. Durante il Ventennio fascista – e in particolare nel corso della Guerra d’Africa del 1937-37 – la fortezza dell’isolotto di Megaride diventa deposito di un reparto libico. Sarà durante la Seconda Guerra Mondiale che il Castel dell’Ovo, ospitando la contraerea, tornerà a vestire la pesante corazza della fortezza bellica, anche se il pericolo questa volta non verrà tanto dal mare, quanto da cielo.

Repubblica italiana

Oggi il castello è in congedo militare. A partire dal 1975 la fortezza è stata sottoposta ad una serie di lavori di restaurazione ad opera dell’ingegnere Paolo Martusciello, Provveditore alle Opere pubbliche della Campania. I lavori hanno comportato interventi tanto nelle parti architettoniche che nella roccia tufacea che sorregge l’imponente molte della fortezza. Il profilo del Castel dell’Ovo con alle spalle il Vesuvio è oggi una delle “cartoline” che meglio rappresenta la città. In essa c’è il mito di Parthenope, ci sono i romani e il loro declino, ci sono preghiere e guerre, predatori impauriti da predatori e c’è il vulcano che, conquistatori e conquistati, minaccia tutti.

Si chiama Castel dell’Ovo perché un uovo lo sostiene

Si chiama “Castel dell’Ovo” per la leggenda dell’uovo, risalente almeno al 300 a.C.: una gabbia di ferro contenente una caraffa piena d’acqua e con un uovo dentro sarebbe stata appesa dal poeta Virgilio ad una trave di quercia nei sotterranei del castello. Quell’uovo, secondo il racconto, reggerebbe il destino non solo del castello – che in sua assenza sarebbe crollato – ma di tutta la città di Napoli. La fama dell’uovo che reggeva i destini del capoluogo della Campania raggiunse una popolarità tale che quando il maremoto del 1370 causò ingenti danni al castello, tutti credevano che l’uovo magico si fosse rotto. La regina Giovanna I dovette immediatamente ricorrere ai ripari, giurando di aver visto con i suoi occhi che l’uovo era stato sostituito.

Qui l'incessante e plurisecolare lavorio del mare sulla roccia di tufo che regge il Castel dell'ovo (@Fanpage.it by CC 3.0).
Qui l'incessante e plurisecolare lavorio del mare sulla roccia di tufo che regge il Castel dell'ovo (@Fanpage.it by CC 3.0).

La leggenda di Parthenope è un altro racconto ancora – questa volta mitologico e di origine greco-cumana – legato al Castel dell’Ovo. La sirena Parthenope, avendo provato ad incantare Ulisse per attirarlo in fondo al mare, si suicida per l’amore negato e le sue spoglie vengono portate sulle coste dell’isolotto di Megaride.

Arrivare al Castel dell’Ovo e al Borgo Marinari

Metropolitana. La scelta migliore è arrivare al Castel dell’Ovo e all’area pedonale del Borgo Marinari senza auto, anche se bisogna camminare un po’. La fermata più vicina della metropolitana è “Toledo” (Linea 1 che va da Piazza Garibaldi a Piscinola), che dista quasi due chilometri dal castello. Si tratta comunque di una passeggiata gradevole, per lo più in ZTL, quindi senza la seccatura delle auto. La stazione Toledo si trova a via Roma, per cui bisogna percorrerla quasi tutta fino ad arrivare a Piazza Plebiscito. Superata la piazza procedendo verso il mare, voltate a destra al primo incrocio (superata la piazza, quindi anche le strade che costeggiano). Siete a Via Santa Lucia. Percorretela tutta e vi troverete il Castel dell’Ovo quasi di fronte. Chi viene dal Vomero, oltre a poter prendere la metro 1, può scegliere di salire a bordo della Funicolare Centrale. Si troverà sempre a Via Roma (fermata “Teatro Augusteo”), ma in una posizione leggermente avvantaggiata rispetto alla stazione Toledo.

Autobus. Chi invece viene da aree non servite dalla Linea 1 della metro non ha altra scelta che l’autobus. Poiché da Via Partenope a metà via Nazario Sauro l’accesso delle auto è interdetto, chi viene con l’autobus il più delle volte non potrà che fermarsi a Piazza Vittoria, che dista 750 metri dal Borgo Marinari. Qui giungono, tra gli altri, le linee 154, C12, C18, C18E, C24, R7. Nella vicina Via Santa Lucia le linee 140 e 128. Consigliamo comunque di consultare il sito ufficiale dell’ANM.

Automobile. Arrivare con l’auto al Castel dell’Ovo può essere davvero molto seccante. Poiché il castello e il Borgo Marinari si trovano in un’area pedonale che inizia a Piazza Vittoria, è difficile sostare l’auto. Si può parcheggiare a via Chiatamone, via Santa Lucia e via Generale Orsini, dove le strisce blu impongono comunque il pagamento della sosta (attenzione: si tratta di vie “presidiate” anche da parcheggiatori abusivi). Nelle stesse vie è possibile diversi parcheggi privati: a via Giorgio Arcoleo (prima del Tunnel della Vittoria e di via Chiatamone), voltando a sinistra prima del tunnel c’è il bellissimo parcheggio Morelli (ricavato parzialmente in un tratto dei sotterranei di Napoli), a via Chiatamone, via Generale Orsini e nelle sue traverse. Insomma, i parcheggi custoditi non mancano: basta pagare.

Orario di apertura e prezzi: visitare il Castel dell’Ovo

Visitare il castello non costa nulla. L’accesso è infatti gratuito. L’interno degli edifici è visitabile – durante il periodo dell’ora legale (marzo-ottobre) – dalle 9 alle 19.30 (ultimo accesso alle 18.45) nei giorni feriali e dalle 9 alle 14 nei feriali e festivi (ultimo accesso alle 13.15). Durante i mesi di ora solare, la chiusura viene anticipata di un’ora nei giorni feriali. Orari invariati nei giorni di festa. Per informazioni è possibile chiamare lo 081.2400055 o lo 081.7954593.

Noleggiare le sale del castello

Il Comune di Napoli affitta anche alcune sale per meeting, congressi, mostre ed eventi. Le aree in questione sono le sale Italia, Sirena, Antro di Virgilio, Compagna, Megaride e delle carceri. I prezzi sono disponibili sul sito del Comune. E’ possibile anche noleggiare alcuni spazi per servizi fotografici e video di uso personale (per matrimoni, comunioni o altre cerimonie): ecco le istruzioni su come procedere in questo caso.

Cosa vedere e fare nel Castel dell’Ovo

La mappa interna del Castel dell'Ovo di Napoli (@Fanpage.it by CC 3.0).
La mappa interna del Castel dell'Ovo di Napoli (@Fanpage.it by CC 3.0).

In quanto fortezze militari, i castelli in genere non hanno un granché da dire da un punto di vista artistico. Essenziali e solidi, devono prima di tutto difendere e il loro fascino è legato alla storia dei propri conflitti. Il Castel dell’Ovo non differisce dagli altri e, allo stesso tempo, ha qualcosa in più. Oltre al panorama che offrono le mura del castello e le sue torri (Normandia, di Colleville, Maestra e di Mezzo), l’edificio si sviluppa sulla preesistente villa romana e "buttare un occhio" – poiché visitare non si può – alla Sala delle colonne è suggestivo se accompagnate la mente fino a Lucio Licinio Lucullo che proprio in quei luoghi rese luculliano il piacere, fino ai melanconici pensieri di Romolo Augustolo – che qui morì insieme all’Impero – o fino alle prefiche silenziose dei religiosi. Ma quella sala è precedente appunto al Castello, che si sviluppa su tre livelli:

  • Primo livello: Batteria del Ramaglietto, Sala dell'arco maggiore, Prigioni della regina Giovanna;
  • Secondo livello: Torre Normandia, Chiesa del Salvatore, collocazione probabile della Torre maestra, Catacombe basiliane, Romitorio di santa Patrizia, Sala delle colonne, Batteria del cavaliere (otto cannoni), Batteria da tre cannoni;
  • Terzo livello: Loggiato aragonese, appartamento aragonese, loggiato angioino, batteria superiore.
Feritoia dal "secondo livello" del Castel dell'ovo (@Fanpage.it by CC 3.0).
Feritoia dal "secondo livello" del Castel dell'ovo (@Fanpage.it by CC 3.0).

A proposito di “luculliano”, altra particolarità del Castel dell’Ovo è il Borgo Marinari, la cui esistenza permette di incastonare l’austero e prezioso complesso militare in mezzo a tante piccole luci che illuminano bar e ristoranti, alcuni dei quali di fama internazionale. Qui si trovano i ristoranti Zi’ Teresa e la Bersagliera, famosi soprattutto per i propri piatti di pesce. Volendo spendere di meno (ma la zona è comunque molto turistica) si può optare per qualche trattoria (soprattutto nella piazzetta) o per qualche cocktail nei bar.

Eventi e mostre d’arte nel Castel dell’Ovo non sono proprio all’ordine del giorno, ma non mancano. Soprattutto a partire dal Maggio dei Monumenti in primavera – e oltre fino all’estate – aumenta il numero di eventi che con il bel tempo vogliono portare i visitatori ad apprezzare non solo la manifestazione in sé, ma anche la vista offerta dal castello. La pagina dedicata dal sito del Comune offre un aggiornamento circa gli eventi. Fuor dalla “Bella stagione” sta diventando un appuntamento fisso il “Presepe Vivente”, che si organizza nel castello dal 2013. Occasionalmente vengono organizzati anche spettacoli pirotecnici, come è successo a Capodanno o durante la Festa della liberazione.

7.417 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views