Campi Flegrei, “c’è il segnale che si sta attivando una faglia al centro della caldera”: nuovo studio Ingv-Roma Tre


"Dal 2023 la sismicità ai Campi Flegrei si è progressivamente concentrata lungo un piano preferenziale vicino al centro della caldera, concentrando oltre il 50% degli eventi sismici e la maggior parte dell'energia sismica rilasciata. Questo raggruppamento è la prova di un processo interno che guida la transizione dalla microsismicità diffusa allo sviluppo di una faglia vulcanotettonica estensionale nelle sue fasi iniziali. La nucleazione (o riattivazione) di questa faglia suggerisce che le rocce della caldera stanno vivendo condizioni di cedimento critico e potrebbero aver superato la deformazione elastica che ha portato, fino al 2023, a un sollevamento asimetrico quasi perfetto, rappresentando così un importante cambiamento per la valutazione dei rischi vulcanici e correlati ai Campi Flegrei".
È quanto emerso da un nuovo studio scientifico sul fenomeno del bradisismo ai Campi Flegrei, in collaborazione tra l’Università degli Studi di Roma Tre e INGV, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dal titolo "Birth and growth of a volcanotectonic fault during the current volcanic unrest at Campi Flegrei caldera (Italy)", pubblicato oggi, 31 ottobre, sulla rivista "Communications Earth & Environment", edita da Nature, basato sullo studio delle posizioni degli ipocentri dei terremoti tra il 2019 e il 2024.
La ricerca ha documentato la "transizione – a partire dal 2023 – da una microsismicità diffusa in tutta la caldera ad una distribuzione più concentrata lungo un piano interpretabile come la nucleazione o la riattivazione di una faglia". In pratica, starebbe nascendo o si starebbe riattivando una faglia al centro della caldera del vulcano dei Campi Flegrei. Lo studio mostra che "la sismicità dei Campi Flegrei si sta concentrando in una zona precisa della crosta: un segnale della formazione o riattivazione di una faglia. Questo processo spiega l’aumento del bradisismo e indica che la crosta non risponde più in modo puramente elastico".

"Implicazioni per la definizione della magnitudo massima attesa"
La ricerca fornisce un importante contributo alla comprensione dei meccanismi sismici in atto. I Campi Flegrei sono una caldera vulcanica attiva che, dalla seconda metà 2005, mostra chiari segnali di disequilibrio: sollevamento del suolo, sismicità locale a bassa profondità e incremento dei flussi di gas dalle zone fumaroliche. Questo processo, noto come bradisismo, a partire dal 2023, si è intensificato in modo significativo, soprattutto nella zona centrale della caldera tra Pozzuoli e Bagnoli, con terremoti via via più frequenti e intensi. Diversi eventi hanno raggiunto e superato la magnitudo (Md) 4, provocando forte apprensione nella popolazione e danni localizzati.
“Il fenomeno osservato è fondamentale per spiegare la localizzazione e i meccanismi focali dei terremoti – spiega Guido Giordano, professore ordinario dell’Università degli Studi Roma Tre e coordinatore della ricerca – e suggerisce che il comportamento della crosta sia cambiato nel tempo. Questo può avere implicazioni rilevanti non solo per il potenziamento del monitoraggio, ma anche per la definizione della massima magnitudo attesa”.
Lo studio si inserisce nel solco di altre ricerche indipendenti che avevano già evidenziato un cambiamento nella relazione tra frequenza della sismicità e intensità del sollevamento; la nuova interpretazione offre ora una spiegazione fisica legata alla formazione di una faglia.
“La nostra indagine – sottolinea Francesca Bianco, Dirigente di Ricerca dell’INGV – ha beneficiato di una enorme quantità di dati sperimentali di alta qualità, analizzati con metodologie innovative. Anche in questo caso, il connubio tra monitoraggio e ricerca scientifica si è rivelato essenziale per acquisire nuove conoscenze sui processi in corso ai Campi Flegrei, fornendo possibili chiavi di lettura anche per anomalie di piccola scala, come quelle registrate nell’area di Monte Olibano”.
Oltre al professor Giordano, per Roma Tre hanno partecipato alla ricerca il professor Francesco Salvini e la dottoressa Giada Alfonsi, mentre oltre alla dottoressa Bianco, per l’INGV hanno partecipato la dottoressa Anna Tramelli, il dottor Mauro Di Vito ed il dottor Claudio Chiarabba.
 
		 
  