Campania seconda in Italia per trasmissibilità del Coronavirus: Rt 1,19

La Campania è la seconda regione in Italia per potenziale di trasmissibilità del Coronavirus. L'indice Rt è pari a 1,19, con un'incidenza di 196,86 casi per 100.000 abitanti. Stesso indice Rt 1,19 per la Sicilia, con incidenza 138,45 per 100.000 abitanti. Mentre al primo posto c'è il Piemonte con Rt 1,22 e incidenza 813,47 per 100.000 abitanti. L’indice di trasmissibilità Rt, infatti, è un parametro che misura la trasmissibilità potenziale di una malattia infettiva come il Coronavirus. È questo quanto è emerso dal monitoraggio settimanale effettuato dal Ministero della Salute e dall'Istituto superiore di Sanità sull'evoluzione di Covid-19 nel nostro Paese relativo al periodo compreso tra il 21 e il 27 settembre. Il Report evidenzia che sono 12 le Regioni in cui l'Rt è superiore a 1, l'asticella alla quale è fissata la soglia di allerta.
Cos'è l'Rt e come si calcola
L'Rt (che si legge "R" con "t"), ossia il numero di riproduzione netto, è l'indice di trasmissione del contagio del Coronavirus. Rappresenta cioè il numero medio delle persone infettate da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle norme di contenimento della pandemia di Covid19. Si tratta di un indice che viene calcolato quindi nel corso del tempo. Questo dato consente di valutare l’efficacia nel tempo delle misure anti-Covid19. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha spiegato nelle scorse ore che uno dei motivi per i quali nella regione si registrano più casi potrebbe essere legato anche alla maggiore densità abitativa della Campania rispetto alle altre regioni. In Campania oggi si contano un morto e 392 nuovi positivi per Covid19. L'Rt può essere calcolato sulla base statistica a partire da una curva di incidenza di casi giornalieri (il numero di nuovi casi, giorno per giorno).
Si è deciso di calcolare nell'Rt solo i positivi sintomatici, perché questo dato viene considerato dagli esperti più stabile. "I criteri con cui vengono individuati i casi sintomatici – spiega il Ministero della Salute – o i criteri con cui vengono ospedalizzati i casi più gravi sono costanti, e il numero di questo tipo di pazienti è quindi strettamente legato alla trasmissibilità del virus. Al contrario, l’individuazione delle infezioni asintomatiche dipende molto dalla capacità di effettuare screening da parte dei dipartimenti di prevenzione e questa può variare molto nel tempo. Ad esempio, la capacità di fare screening può aumentare significativamente quando diminuisce l’incidenza totale della malattia e quindi il carico di lavoro sul sistema sanitario. Il risultato è che un maggiore o minore aumento dei casi asintomatici trovati non dipende dalla trasmissibilità del virus ma dal numero di analisi effettuate".