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Blitz anticamorra all’alba di oggi: 25 arresti nel clan Mallardo

La Dia di Napoli ha arrestato 25 persone (17 in carcere e 8 ai domiciliari) ritenute appartenenti al clan Mallardo, operante a Giugliano e nei comuni limitrofi.
A cura di Valerio Papadia
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Immagine di repertorio
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Vasta operazione anticamorra, alle prime luci di oggi, martedì 7 giugno, del Centro Operativo della Dia di Napoli che, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, ha arrestato 25 persone (17 in carcere e 8 agli arresti domiciliari) ritenute affiliate al clan Mallardo, operante a Giugliano in Campania e nei comuni limitrofi e che, insieme al clan Contini e al clan Licciardi, costituisce la cosiddetta "Alleanza di Secondigliano". Agli indagati, a vario titolo, sono contestati i reati di associazione a delinquere di tipo camorristico, ma anche reati quali estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, favoreggiamento personale, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro di illecita provenienza, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, delitti, tutti, aggravati dal metodo mafioso.

Ricostruito l'organigramma del clan Mallardo

Le indagini hanno permesso di ricostruire anche l'organigramma del clan Mallardo. Il principale indagato dell'odierna operazione, già condannato a 30 anni di reclusione per omicidio, è risultato essere il reggente del clan. L'uomo, che per un periodo ha scontato la pena agli arresti domiciliari in Piemonte, in quel periodo era stato autorizzato a recarsi a Giugliano per sottoporsi a cure odontoiatriche: durante la sua permanenza nella città della provincia partenopea, il boss organizzava però summit con gli altri affiliati e gestiva i proventi illeciti del clan, che confluivano in un cassa comune grazie alla quale gli affiliati potevano sostentarsi.

Per le gestione del clan, l'uomo si avvaleva soltanto di collaboratori fidatissimi, spesso suoi stessi famigliari, come la moglie, una delle sorelle e il cognato, tutti tratti in arresto oggi in quanto raggiunti da gravi indizi di partecipazione all'organizzazione camorristica. Dalle indagini è emersa anche la fittizia intestazione di beni, intestati a prestanome ma riconducibili al reggente del clan: i summenzionati beni sono stati posti sotto sequestro.

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