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A Marina di Camerota scoperti i resti di un elefante ucciso da un uomo 140mila anni fa

I resti di un gigantesco elefante di 140mila anni fa con evidenti segni di “macellazione” umana sono stati trovati nella Grotta del Poggio di Marina di Camerota.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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I resti di un elefante ucciso da un uomo 140mila anni fa sono stati scoperti a Marina di Camerota, nel Cilento. Una scoperta sensazionale se si pensa che nello stesso periodo iniziava a diffondersi l'homo sapiens moderno e che sempre nello stesso periodo avveniva la cosiddetta "domesticazione" del fuoco (il periodo, ovviamente approssimativo, è stato evidenziato grazie al ritrovamento di alcuni focolai, databili appunto a 150mila anni fa circa, in alcune grotte vicino Nizza).

L'osso ha i segni della macellazione

Eppure, dal ritrovamento a Marina di Camerota di un arto di un elefante antico, è stato possibile evidenziarne anche le tracce di percussione, tipiche della macellazione da parte dell'uomo. Segno, dunque, che la società di cacciatori e raccoglitori che era diffusa all'epoca era già in grado di catturare e cibarsi di grandi mammiferi come appunto gli elefanti. L'osso appartiene ad un Paleoloxon Antiquus, il cosiddetto "elefante a zanne dritte", molto più grande degli attuali elefanti con i suoi 4 metri di altezza e caratterizzato appunto da zanne che scendevano perpendicolarmente verso il suolo. Una specie che nel corso dei millenni successivi si sarebbe poi estinta.

La notizia del ritrovamento

A darne notizia è stato lo stesso comune di Marina di Camerota, spiegando che "gli scavi condotti dall'1 al 18 settembre 2022 dalle Università di Siena e di Bologna in collaborazione con la Soprintendenza per le provincie di Salerno e Avellino e il Comune di Camerota alla Grotta del Poggio hanno riportato alla luce, nella parte alta della serie stratigrafica, i resti di un grande pachiderma, il Paleoloxodon antiquus, o elefante a zanne diritte. La presenza di questo animale nei livelli abitati dal Neandertal", spiega la nota, "era stata già segnalata, per gli strati più antichi della grotta, dal Prof. A. Palma di Cesnola negli anni Sessanta del secolo scorso. I resti rinvenuti nel corso dell’attuale campagna di scavo", conclude la nota, "appartengono all’osso di un arto e mostrano evidenti tracce di percussione indicative del fatto che l’elefante venne macellato dall'uomo".

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