Pasquale Langella, libraio-editore: “A Port’Alba eravamo un ricordo. Ora qui più librerie di prima”

"Port'Alba? Eravamo diventati un po' la strada del ricordo, ma adesso, se vediamo bene, ci sono più librerie di prima". A dirlo, sicuro, è Pasquale Langella, titolare dal 2014 dell'omonima libreria napoletana che ha sede proprio nell'antica "via dei libri", Port'Alba. Una zona, tra i decumani e piazza Dante, che nel corso del tempo ha visto tanti cambiamenti, tra chiusure e nuove aperture. Raggiunto da Fanpage, Langella ha raccontato com'è vendere cultura in città, tra chi legge sempre meno e chi preferisce una pizzetta a un libro. Lui, che è costantemente impegnato anche come editore. Proprio nella serata di oggi 6 giugno, infatti, presenterà alle 18 nella stessa Port'Alba un libro – Langella Edizioni – di Peppe Lanzetta, drammaturgo, attore e scrittore napoletano, "Una disperata vitalità. Canto di amore per dodici città". Continua nostro il viaggio all'interno delle librerie di Napoli.
"Langella" è una libreria nota in città. Come ha iniziato la sua attività?
"Con la classica gavetta. Sono partito facendo il ragazzo del bar in estate, mentre andavo a scuola e poi ho fatto i pacchetti alla posta. Facendo lavori un po' più da bottega mi sono trovato nel mondo del libro. Questi anni di gavetta mi sono serviti a capire, almeno in parte, l'andamento di questo mondo, del mercato".
Cosa significa commerciare cultura a Napoli?
"Penso che sia uguale a tutte le altre città, solo che qui è un po' più difficile perché da noi al sud Italia si sente la crisi del lettore. Poi, certo, dipende anche da quello che fai. Io non ho tutti libri nuovi, faccio sia modernariato che antiquariato. Scelgo quello che compro e mi baso molto anche sulla clientela che passa di qua e che cerca sia il libro da bancarella che il libro di autore. Certo, non prendo quello che per esempio prendono le grandi catene. Cerco di fare una ricerca più approfondita".
La zona in cui si trova, Port'Alba, aiuta? C'è chi dice sia una strada morta.
"No, non lo è. Noi eravamo diventarti un po' la strada del ricordo, infatti tutti ci ricordavano perché c'era Guida, c'erano questa e quella libreria, ma se vediamo bene, storicamente, adesso ce ne sono di più. Certo, resistere non è facile, ma questa è sempre stata la ‘via dei libri', in tutti'Italia non c'è una strada come questa. Noi librai della zona abbiamo anche creato una associazione per fare rete e promuovere la nostra realtà. Per fortuna chi ci passa non cerca solo pizze e pizzette".
E vendere insieme libri e pizze? In città sono sempre di più le "risto-librerie".
"Io non sono contro queste realtà, solo che farei la differenza tra le librerie vere e proprie e quest'altro tipo di negozio che vende cibo e anche libri. Certo, i tempi cambiano e si evolvono e aprire solo una libreria non conviene, è difficile andare avanti. Ci sono percentuali di guadagno basse, si vende molto solo a Natale e subito poco dopo. Ora, per esempio, siamo in un periodo con poche vendite. Io, però, sono nato nella sola carta e nella sola carta vorrò continuare a stare.".