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Violentata dal padre affidatario, la ragazza appena maggiorenne resta incinta

Una ragazza appena maggiorenne sarebbe stata violentata più volte dal padre affidatario ed è poi rimasta incinta. La vittima ha raccontato di aver subito abusi durante riti descritti come messe nere. L’uomo e sua moglie devono ora affrontare un processo a Milano per riduzione in schiavitù.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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Una ragazza appena maggiorenne sarebbe stata violentata e seviziata dai "genitori collocatari" che avrebbero dovuto prendersi cura di lei. La denuncia della giovane risale al 2006 quando, supportata anche dall'amministratrice di sostegno, ha raccontato di messe sataniche in cui tra una moltitudine di persone incappucciate, il padre affidatario l'avrebbe violentata più volte con accanto la moglie. Nonostante i giudici abbiano affermato come quegli eventi siano stati descritti "con precisione e senza contraddizioni", alcuni reati ipotizzati per la coppia sono caduti in prescrizione. Ieri invece, mercoledì 7 giugno, si è tenuta a Milano l'udienza a carico dei due genitori affidatari accusati di riduzione in schiavitù.

Le violenze sessuali durante le messe nere

Le violenze ai danni della ragazza sarebbero iniziate intorno al 2000. Appena maggiorenne, era stata affidata dai servizi sociali a una coppia di "genitori collocatari" in un paese del Comasco in "prosieguo amministrativo" fino ai 21 anni. Come ha poi raccontato nella denuncia, la ragazza avrebbe iniziato a subire "attenzioni sessuali" da parte del padre affidatario.

In seguito alle violenze subite durante riti descritti come messe nere, con fiaccole e crocifissi capovolti, la ragazza è rimasta incinta. La coppia avrebbe inizialmente cercato di convincerla ad abortire, poi avrebbe negato qualunque loro coinvolgimento e solo dopo il test del Dna disposto dal Tribunale per minorenni ha ammesso che il figlio è del padre affidatario.

I processi, la prescrizione e il nuovo fascicolo

Nonostante le vicissitudini giudiziarie iniziate con la denuncia del 2006, la coppia negli anni ha ottenuto in affido nove ragazzini e ne ha adottati altri due. A livello processuale, infatti, la vicenda è stata alquanto travagliata. I primi processi si sono tenuti in Toscana, dove la ragazza vittima di violenze si era rifugiata.

A Siena la coppia è stata assolta in primo grado per insufficienza di prove. L'Appello si è svolto a Firenze, dove sono stati condannati, ma in Cassazione i reati per cui erano accusati sono stati dichiarati prescritti.

L'ultimo fascicolo, quello per il reato di riduzione in schiavitù, si trova ora in possesso del pool antimafia di Milano. Il processo è tutt'ora in corso e il tempo di prescrizione è più lungo degli altri reati contestati.

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