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Ucciso per un debito e trovato carbonizzato nel bagagliaio: “L’omicida e la vittima sembravano amici”

“Andavano al bar insieme, sembravano amici”, raccontano gli abitanti del paese bresciano di Cristiano Davide Mossali e Nexhat Rama, omicida e vittima. Quest’ultima è stata trovata nascosta nel bagagliaio di un’auto poi data alle fiamme.
A cura di Francesca Del Boca
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"Un uomo tranquillo, con il quale ti fermavi volentieri a fare due parole. Gentile, disponibile, sempre con la famiglia. Sembra impossibile".

Sono queste le parole delle persone che abitano o lavorano nel centro di San Pancrazio, frazione di Palazzolo (Brescia) e che frequentano Cristiano Davide Mossali, il 53enne titolare di un'officina che ora si trova in carcere. Su di lui pesa l'accusa di aver ucciso Nexhat Rama, il 40enne kosovaro ritrovato carbonizzato dentro una Range Rover data alle fiamme nella campagna di Cologne. "Ancora non ci crediamo", hanno raccontato a Il Giornale di Brescia. 

L'amicizia e il debito da 30mila euro

"Ho riconosciuto la vittima dalla fotografia sul giornale e li ho visti qui più volte insieme. Sembravano amici", ha spiegato la proprietaria di un bar del centro. "A noi non ha mai parlato di problemi economici, non sapevamo nulla".

E invece dietro a quell'apparente rapporto cordiale c'erano ben 30mila euro di debito. Soldi che la vittima aveva prestato al meccanico, una piccola somma che nel tempo era lievitata per i tassi da usura. È così che il 53enne di Palazzolo, trovatosi in difficoltà senza sapere come pagare, ha deciso di eliminare una volta per tutte il suo problema: uccidendo lo strozzino (probabilmente con una pistola) e poi nascondendone il cadavere dentro il bagagliaio di una macchina, poi data alle fiamme nelle campagne di Cologne.

La comunità si stringe intorno al figlio

I carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Chiari, coordinati dal sostituto procuratore Claudia Passalacqua, sono arrivati a Cristiano Davide Mossali attraverso l'analisi delle immagini della telecamera installata vicino casa della vittima, e alle testimonianza di alcune persone vicine. Che oggi si stringono intorno al figlio. "Ancora non riusciamo a credere a quello che abbiamo letto. Il nostro pensiero comunque va al figlio, un giovane d’oro al quale tutte noi siamo molto affezionate".

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