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Truffavano donne sole e malate: in due anni colpite 433 vittime per un giro d’affari di 5 milioni

Truffavano donne sole e malate. La banda con sede a Savona ha fatto in due anni 433 vittime. Un giro d’affari di oltre 5 milioni di euro che poi giravano in Nigeria.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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In due anni hanno truffato 433 donne convincendole a sborsare fino a duecentomila euro. Una banda nigeriana è stata sgominata all'alba del 3 maggio con un blitz dai carabinieri di Savona. Avevano messo in piedi un giro d'affari di oltre 5 milioni di euro, colpendo in varie provincie italiane (comprese Milano, Bergamo, Lecco e Varese) e anche all'estero. Il giudice per le indagini preliminari ha emesso 19 misure cautelari per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio internazionale di denaro e altre dieci non restrittive della libertà.

Vittime tutte donne sole selezionate con attenzione

Le truffe venivano preparate tra il 2019 e il 2021 in Italia, ma anche in Nigeria e in altri Paesi. Le vittime venivano selezionate secondo dei criteri semplici, ma necessari: donne sole, meglio se malate e psicologicamente fragili. Il requisito fondamentale era che fossero vulnerabili, l'età invece poteva variare dai 25 agli 80 anni. Individuato il soggetto, non rimaneva altro che scegliere in che modo truffarlo: se con il metodo della truffa sentimentale (o internet romance scam) o con quello chiamato "man in the middle". Nel primo caso, i truffatori si fingevano persone importanti o professionisti di alto livello, come medici, imprenditori e cantanti. Attraverso i social, riuscivano a instaurare un rapporto con la vittima facendo leva sulla pietà e la compassione. In questo modo, riuscivano a farsi mandare ripetute donazioni di denaro.

Il "man in the middle" e i trasferimenti del denaro in Nigeria

Il secondo metodo, il "man in the middle", consiste nel violare i canali di comunicazione di un'azienda. Così facendo, si sostituivano ad essa in modo da dirottare i pagamenti delle vittime verso i propri conti correnti. I truffatori riuscivano a entrare nei siti delle aziende attraverso la posta elettronica, grazie a email di phishing (ottenendo così dati e credenziali) o vari malware. Il denaro ottenuto con uno o l'altro stratagemma, veniva poi trasferito ad alcuni componenti della banda a Savona. Tutti nigeriani richiedenti asilo politico, perlopiù disoccupati senza alcun reddito lavorativo e in tre casi beneficiari del reddito di cittadinanza. Le somme venivano poi versate su conti correnti che poi trasferivano tutto in Nigeria, ovviamente trattenendo per sé una percentuale del bottino.

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