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Caso Eitan: il bimbo portato dal nonno in Israele

Tragedia Mottarone, anche la nonna di Eitan è indagata per sequestro di persona aggravato

È indagata per sequestro di persona anche la nonna di Eitan, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto alla strage del Mottarone: avrebbe contribuito, insieme al marito, già indagato dalla Procura, a organizzare la fuga dall’Italia e imbarcare il nipote su un areo privato in Svizzera con direzione Israele, dove vive la famiglia materna dei genitori di Eitan, morti insieme all’altro figlio nell’incidente del 23 maggio.
A cura di Giorgia Venturini
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Anche la nonna di Eitan è indagata per sequestro di persona aggravato. La Procura di Pavia l'ha inserita nel registro degli indagati insieme al marito Shmuel Peleg, nonno 58enne del bambino di 6 anni unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, perché avrebbe anche lei contribuito a organizzare la fuga dall'Italia e imbarcare il nipote su un areo privato in Svizzera con direzione Israele, dove vive la famiglia della madre di Eitan, morta insieme al marito e all'altro figlio nell'incidente dello scorso 23 maggio. Fin sa subito si è parlato di rapimento: i nonni hanno violato il divieto di espatrio per il bambino, affidato dalla Procura di Pavia alla zia paterna residente a Pavia. Ora gli inquirenti cercando altri possibili complici: chi indagata su quanto accaduto sabato pomeriggio, quando il nonno era andato a prendere Eitan dagli zii paterni per trascorrere qualche ora insieme per poi invece lasciate il Paese, sostiene che si sia trattato di un piano ben organizzato. Per questo si cercando altri complici e non si esclude che ci possa essere un aiuto anche da parte dei servizi segreti israeliani dal momento che il nonno era stato per molto tempo nell'esercito.

La battaglia legale per l'affidamento tra le due famiglie

Dopo la tragedia e le dimissioni dall'ospedale del piccolo Eitan è scattata una battaglia legale per l'affidamento tra le due famiglie, quella dei parenti della madre in Israele e quella del padre a Pavia. Ora i legali di entrambi le parti puntano a trovare un "accordo il prima possibile". La svolta sull'affidamento potrebbe arrivare nella prossima udienza del 22 settembre quando verranno discussi i reclami dei parenti da Israele. Intanto da sabato pomeriggio i nonni e gli zii materni portano avanti le loro ragioni: "Non lo abbiamo rapito, siamo stati obbligati perché le sue condizioni di salute erano pessime e finalmente ora dopo quattro mesi i medici vedranno cosa è successo il piccolo". Il piccolo infatti appena arrivato in Israele è stato portato in ospedale per essere sottoposto ad alcune visite. Chiedono invece un rientro immediato in Italia gli zii paterni preoccupati per le notizie emerse sul nonno: ai microfoni di Fanpage.it hanno più volte ribadito che il 58enne è stato già condannato per maltrattamenti domestici nei confronti della moglie. Su tutto ciò ora indaga la Procura di Pavia.

Il coinvolgimento dei governi

Non solo avvocati e discussioni in famiglia. Il caso del sequestro di Eitan è stato preso in esame anche dai governi dei due Paesi coinvolti. Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha fatto sapere di essere pronto a intervenire: "Stiamo facendo accertamenti sull'accaduto". Dall'altra parte il governo israeliano ha incaricato alcuni consulenti legali a occuparsi del caso. In un loro primo documento si sono espressi a favore della famiglia paterna: il piccolo deve tornare in Italia. Gli esperti entrano nel dettaglio affermando che il gesto del nonno materno ha violato la Convenzione dell'Aia sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori: una legge adottata anche da Israele nel 1991. L'udienze del 22 settembre potrà portare a una decisione.

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