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Tortura e uccide un 35enne, poi lo seppellisce in un campo a Desio: confermata la condanna a 23 anni

Il 35enne Sadik Ilhami ha legato, picchiato e torturato il 53enne Omar Annaoui, per poi ucciderlo e seppellirlo in un campo a Desio. All’origine di tutto c’era un debito legato alla droga: l’omicida ha torturato la vittima per estorcerle il codice della sua carta di credito.
A cura di Alice De Luca
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

É stata confermata in via definitiva la condanna a 23 anni e 3 mesi di reclusione per Sadik Ilhami, il 35enne accusato di aver ucciso e seppellito Omar Annaoui, 53 anni, nell'agosto del 2022 nelle campagne attorno a Desio (Monza). Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini e durante il processo, Ilhami ha torturato il 53enne fino a strangolarlo con un tubo di gomma. Poi con un carrello della spesa ha portato il corpo in un campo poco lontano dall'ex carcere di Desio e lì l'ha seppellito.

Tutto sarebbe partito da una lite scoppiata tra i due per motivi di droga: Ilhami ha preteso dalla vittima il pagamento di una dose di cocaina consumata insieme e lo ha torturato per farsi rivelare il pin della sua carta di credito da cui prelevare il denaro. Le torture sono avvenute nello scantinato dell'ex carcere di Desio: il 35enne ha legato mani e piedi di Annaoui per poi picchiarlo con calci e pugni, torturarlo con bruciature e strangolarlo con una canna dell'acqua fino a farlo soffocare. A quel punto ha deciso di sbarazzarsi del corpo seppellendolo nel campo dove è stato ritrovato sei giorni dopo il delitto.

Alle indagini ha contribuito il racconto di un supertestimone, che ha indicato ai carabinieri il punto in cui si trovava il cadavere affermando che la sera dell'omicidio era insieme all'imputato e alla vittima. Fondamentali anche le tracce di Dna dell'assassino trovate sulla canna dell'acqua e sulla pala usata per scavare la fossa in cui è stato sotterrato in 53enne. Ilhamiera stato condannato in primo grado a 28 anni di reclusione, scesi a 23 anni e 3 mesi nel processo di appello. Ora la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di secondo grado.

Il 35enne continua a dichiararsi innocente e sostiene che il vero assassino sia proprio il supertestimone che l'ha denunciato. L'avvocato del condannato ha dichiarato di essere disposto a rivolgersi anche alla Corte europea per fare appello alla sentenza della Cassazione. I giudici del tribunale di Monza hanno rimandato gli atti del procedimento alla Procura perché i pm indaghino anche sul supertestimone, sospettato di essere complice nell'omicidio.

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