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Studente accoltella la prof, la psicologa: “Un brutto voto può creare disagio negli adolescenti vulnerabili”

“Un brutto voto, in situazioni di vulnerabilità, può creare disagio”: a dirlo a Fanpage.it è la psicologa Debora Gatto commentando l’aggressione a un’insegnante da parte di un 16enne all’istituto Alessandrini di Abbiategrasso.
A cura di Ilaria Quattrone
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Ieri mattina all'istituto Emilio Alessandrini di Abbiategrasso (Milano), un ragazzino di appena sedici anni ha accoltellato la sua professoressa di Italiano, Elisabetta Condò. Ha poi preso una pistola giocattolo e ha intimato ai compagni di uscire dall'aula. Si sarebbe ferito addirittura alla testa. L'insegnante è attualmente ricoverata all'ospedale di Legnano dove è stata sottoposta a un intervento chirurgico. L'adolescente invece si trova al reparto di Neuropsichiatria dell'ospedale San Paolo.

Nonostante lo choc e la paura, i suoi coetanei hanno raccontato che il ragazzino nell'ultimo anno aveva avuto alcuni problemi scolastici: sei note per alcune bravate e un'insufficienza nell'ultima verifica di Storia.

Il sedicenne infatti rischiava di essere bocciato: non c'è ancora alcuna conferma ufficiale che possa avvalorare la tesi che alla base del suo gesto ci sia una sofferenza psichica data dal suo percorso scolastico. Certo è che, considerata la portata della sua azione, è lecito chiedersi se alla base ci sia una fragilità psicologica che nessuno abbia identificato in tempo.

"Un voto fallimentare, può rivestire, in situazioni di vulnerabilità un ruolo fondamentale. Può creare nell'adolescente un evento psichico fortemente stressante, generando ansia e frustrazione. Inoltre può mettere l'adolescente di fronte al proprio sentimento di inadeguatezza", spiega a Fanpage.it Debora Gatto, psicologa clinica e criminologa forense.

Dottoressa, i compagni hanno descritto il 16enne come un ragazzo tranquillo e socievole. Qual è la sua opinione in merito all'aggressione di ieri? 

La violenza in adolescenza ha un'origine multifattoriale e i fattori che entrano in gioco sono: genetici, ereditari, neurologici, ambientali, socioculturali e psicopatologici. Dunque questo può farci capire quanto sia difficile identificare facilmente le cause di fronte ad un simile gesto.

L'adolescenza può essere vissuta con uno stato di sofferenza psichica intrinseca, legata agli effetti della trasformazione prepuberale fisica, cognitiva, simbolica e relazione. Questo è un processo dinamico il cui disagio si sente ma non necessariamente si vede. Questo può spiegare il motivo per il quale il ragazzo viene descritto dal compagno come un soggetto apparentemente tranquillo.

L'aggressività in adolescenza non assume solo una connotazione negativa, anzi, può essere costruttiva rappresentando un mezzo di affermazione del Sé. Da qui l'importanza di saper cogliere nelle azioni violente degli adolescenti gli elementi che caratterizzano l'aggressività costruttiva da quella distruttiva che attraverso l'annullamento degli altri permette lo sfogo di un sentimento di enorme rabbia e sentimenti legati a pesanti angosce di abbandono. Perché questi sentimenti contrastanti?

Perché se da una parte l'adolescente vive un desiderio sempre più crescente di autonomia, allo stesso tempo è ancora dipendente dalle figure di riferimento.

Sembrerebbe che il ragazzino abbia preso un'insufficienza in una verifica e che avesse avuto sei note tanto da rischiare cinque in condotta e di conseguenza una bocciatura. Quanto questo potrebbe influire sul gesto che ha compiuto? 

Un voto fallimentare, può rivestire, in situazioni di vulnerabilità, come abbiamo appena descritto, un ruolo fondamentale. Può creare nell' adolescente un evento psichico fortemente stressante, generando ansia e frustrazione. Inoltre può mettere l'adolescente di fronte al proprio sentimento di inadeguatezza.

Basti pensare anche alla modalità di comunicazione del voto, che avviene tutt'oggi in presenza dell'intera classi, immaginiamo un'interrogazione ad esempio. In questo caso il giovane non riesce a considerare la verifica, l'esame come un momento funzionale all'apprendimento, ma viene visto unicamente come una valutazione, come un giudizio.

Il ministro dell'Istruzione ha affermato che servirebbe uno psicologo nelle scuole, basta solo questa figura o servirebbe una progettualità che sia in grado di aiutare i ragazzi che soffrono di disagi psicologici?

L'idea dello sportello psicologico presente nelle scuole rappresenta sicuramente un modo per accogliere l'adolescente, ma dobbiamo considerare che non tutti i giovani si sentono liberi di manifestare i propri disagi. Questo dipende dalla storia personalità di ognuno, dal carattere, dalla personalità, dal tipo di relazione che ha instaurato con le figure adulte.

Pertanto l'attenzione non dovrebbe essere posta solo ed esclusivamente sul giovane, ma dal suo sistema integrato, istituzionale, culturale e familiare. È necessario che le realtà in cui il minore è immerso, siano in costante comunicazione. Non solo, la famiglia, il luogo per elezione degli affetti, rivestendo il ruolo centrale, dovrebbe essere sostenuta dalla scuola, cercando di prevenire, attraverso il rapporto personalissimo con i propri figli, questi gravi disagi.

E infatti il padre ha affermato che non c'erano state avvisaglie di fragilità e di non essere a conoscenza di note scolastiche. Cosa ne pensa?

Non abbiamo conoscenza delle dinamiche relazionali che caratterizzano questa famiglia o del rapporto dei genitori con questo ragazzo. Sicuramente è giusto riflettere sul fatto che tutti i genitori hanno bisogno di adattarsi all'adolescenza, ma il modo migliore di affrontarla è quello di praticare la coerenza.

Dunque essere presenti, impegnati in una conversazione, cercando come meglio si può di evitare l'imbarazzo che adolescenza può produrre come conseguenza di azioni o atteggiamenti. Ribadisco comunque l'importante di sostenere non solo i giovani, ma anche le famiglie in questo difficile percorso.

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