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Sette studenti su 10 stanno male quando entrano a scuola: “Saremo fragili, ma non è giusto stare zitti”

Ansia, crisi di pianto e disagio psicologico una volta varcato il portone della scuola. Succede a 7 studenti su 10 al liceo linguistico Manzoni di Milano, dove il collettivo studentesco Manzoni antagonista ha condotto un sondaggio interno. Gli studenti: “Troppa pressione per voti e verifiche”.
A cura di Chiara Daffini
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Pezzi di conversazioni sovrapposte al rombo dei motorini che si accendono e al suono della campanella, i jeans resi un po' più blu dalla pioggia battente e gli zainetti con attaccati i portachiavi. Se non fosse per gli smartphone e le sigarette elettroniche tra le mani, potrebbe essere un giovedì di fine lezioni degli anni 80, 90 o 2000.

Invece i pensieri e le emozioni degli adolescenti in uscita dal liceo linguistico Manzoni di Milano ci riportano dritti dritti al 2023, il primo anno di effettivo ritorno alla "normalità" dopo la pandemia. "Un recupero difficile", commenta a Fanpage.it la preside della scuola, Maria Rossi.

"Dopo il Covid – dice la dirigente – abbiamo visto incrementare sensibilmente il disagio psicologico dei ragazzi, soprattutto dei più piccoli. Per questo abbiamo deciso di intensificare l'attività dello sportello psicologico della scuola e tutte le nostre classi prime hanno un tutor per insegnare agli studenti come affrontare la scuola superiore".

Un'attenzione non scontata e purtroppo non offerta in tutti gli istituti, che sembra però non essere ancora sufficiente per garantire un clima di serenità dentro e fuori le classi. Lo rivela un sondaggio diffuso nell'istituto dal collettivo studentesco Manzoni antagonista.

7 studenti su 10 stanno male quando entrano a scuola

"Al sondaggio – spiega il rappresentante d'istituto della Manzoni, Sebastiano Bombonati – hanno risposto circa 600 studenti e la maggior parte hanno dichiarato di avere crisi di ansia ed emozioni negative legate alla scuola".

Per la precisione il questionario, i cui risultati sono stati resi noti una decina di giorni fa, parla di 7 studenti su 10 a cui capita "spesso o qualche volta, di avere crisi di pianto o crollo emotivo dovuti alla scuola". Un 16% degli alunni riferisce addirittura di averli sempre.

L'indagine è stata condotta ponendo  quesiti inerenti la salute mentale e i ritmi scolastici. Eppure il Covid e la dad, secondo i ragazzi che Fanpage.it ha ascoltato fuori dall'istituto, sembrano non essere la sola causa del disagio emotivo manifestato: "Provo particolare ansia nei periodi in cui le verifiche si accavallano", dice Anita Furlan, studentessa 18enne della Manzoni.

Ma, secondo la preside Rossi: "Il regolamento interno prevede l'obbligo, ove possibile, di non sottoporre i ragazzi a più di una prova scritta al giorno".

Poi ci sono i voti: "Le valutazioni numeriche – spiega Anita – non misurano il grado di impegno e la reale conoscenza appresa". "Il problema – continua Sebastiano – è che quando ci vengono restituite le verifiche non c'è un commento personalizzato per il singolo, quindi è difficile capire come migliorarsi".

E qui entra in gioco il rapporto con i docenti: "È emerso – dice ancora il rappresentante d'istituto – che se lo studente prova a cercare un confronto con il professore per capire gli errori, viene accusato di volerlo mettere in discussione".

Stessa scuola, nuovi studenti?

"L'ansia per le verifiche c'è sempre stata – commenta Rossi -, non so se sia la scuola a essere cambiata, ma so che la scuola di oggi ha gli adolescenti di oggi. Questo si deve affrontare, il fatto che questa generazione la viva così".

La cosiddetta generazione Z. Quella dei nativi digitali, cresciuti a social e smartphone. Quella spesso accusata, come d'altronde a ruota ogni nuovo ciclo generazionale, di essere "sdraiata" e "senza valori".

Sul punto ribattono proprio gli studenti: "Io credo – afferma Anita – che fregarsene dei problemi di noi ragazzi sia solo un modo per peggiorare i futuri adulti che faranno parte della società di domani".

"Forse saremo più fragili – dice Sebastiano –  ma non è giusto starsene zitti e non manifestare il proprio disagio per paura di essere chiamati ‘bamboccioni'".

I risultati emersi dal sondaggio e confrontati con quelli della "Rilevazione della qualità percepita del civico polo linguistico Manzoni", eseguita annualmente dal Comune di Milano, insieme al manifesto redatto dagli studenti, sono ora materia di confronto fra ragazzi, docenti e dirigenza scolastica per trovare punti di incontro e nuove soluzioni.

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