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Sesto San Giovanni, poliziotti davano permessi di soggiorno in cambio di soldi e regali: arrestati

Due agenti della polizia di Sesto San Giovanni, dei quali uno è un assistente Capo, sono stati arrestati per aver preteso in cambio della velocizzazione della procedura di rilascio del permesso di soggiorno, vestiti, viaggi e denaro da parte dei migranti bisognosi. Denunciato anche un imprenditore egiziano il cui ruolo sarebbe stato quello di indicare ai due le persone più fragili.
A cura di Filippo M. Capra
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Concedevano il permesso di soggiorno in cambio di soldi, regali, vestiti e viaggi, agevolando le procedure per il rilascio della documentazione ad alcuni cittadini stranieri. Per questo motivo, due agenti della polizia di Sesto San Giovanni sono stati arrestati dopo le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Monza e i provvedimenti del giudice per le indagini preliminari Silvia Pansini e messi ai domiciliari.

Arrestati due agenti della polizia e un imprenditore egiziano

Con loro, anche un imprenditore egiziano che gli avrebbe consigliato i migranti bisognosi del permesso di soggiorno. Ad un ex agente, invece, è stata notificata l'interdizione dai pubblici uffici per un anno. Secondo quanto ricostruito, i due agenti della polizia di Stato – dei quali uno è l'assistente Capo -, operativi a Sesto San Giovanni, si sarebbero fatti dare viaggi regalo e somme di denaro, tra le altre cose, in cambio di una velocizzazione della lavorazione delle procedure di rilascio della documentazione richiesta. Uno di loro, poi, avrebbe preso anche parte ad una truffa ai danni di un'assicurazione, nel tentativo poi di corrompere un altro agente.

L'assistente Capo accusato di frode assicurativa

Tutto ciò sarebbe avvenuto nel triennio compreso tra il 2014 e il 2016. I tre sono accusati di reati in materia di immigrazione e corruzione, di fraudolento danneggiamento di beni assicurati e istigazione alla corruzione. Proprio l'assistente Capo sarebbe il poliziotto che avrebbe preso parte alla frode assicurativa, redigendo notizie false e cercando di corrompere un collega affinché lo sostenesse scrivendo un atto falso.

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