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Sesto San Giovanni, condivide video di abusi su minori fino in Nuova Zelanda: arrestato 33enne

Quasi 7mila file di materiale pedopornografico, di cui 1.600 immagini e 5.700 filmati, sono stati trovati nel computer di un 33enne: per lui ora sono scattate le manette. A incastrare l’uomo sono state anche alcune segnalazioni delle forze dell’ordine di Nuova Zelanda, Canada e Stati Uniti. Il materiale veniva diffuso dall’arrestato tramite la condivisione di un link sul web.
A cura di Giorgia Venturini
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Per un uomo di 33 anni si sono aperte le porte del carcere di Milano dopo che sul suo pc sono stati trovati 7mila file di materiale pedopornografici. Per svelare il tutto è stato necessario un lavoro di squadra anche a livello internazionale: segnalazioni sull'attività illegale dell'uomo sono arrivate anche dalla polizia neozelandese, oltre che dal Canada e dall'organo statunitense Ncmec CyberTipline. Le forze dell'ordine hanno avuto la conferma che in questi 7mila file, di cui 1.600 immagini e 5.700 filmati, si vedono bambini ritratti in atti sessuali, imbavagliati e "sottoposti a misure estreme", come riporta l'agenzia stampa Agi. Tra questi ci sarebbero minori anche di 2 anni. Tutto materiale trovato nel computer di un 33enne di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Così il giudice per le indagini preliminari di Milano Guido Salvini per lui ha disposto la misura cautelare in carcere.

Video e immagini raggiungevano migliaia di persone via web

Secondo l'accusa, l'uomo ha "partecipato a un gruppo telematico finalizzato alla condivisione di immagini e filmati pedopornografici e ha posto una ingente quantità di materiale". Materiale che poi era a disposizione di un numero indeterminato di persone: tramite la condivisione di un link ad una cartella presente su un suo cloud faceva girare le immagini e i video in rete. Dalle indagini è emerso che a collegarsi al suo cloud erano "più di mille persone di cui seicento residenti in Italia". Un vero traffico di materiale pedopornografico per il quale, secondo il giudice per le indagini preliminari, il 33enne aveva una "allarmante dipendenza".

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