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“Sei una schiava perché sei invalida”: violenta moglie disabile e molesta figlia 13enne, condannato

Un uomo di 29 anni è stato condannato a cinque anni di reclusione con l’accusa di aver picchiato, violentato e abusato della compagna invalida di 34 anni. L’uomo è anche accusato di aver molestato la figlia della donna, una ragazzina di 13 anni. A condannarlo è stato il Tribunale di Milano. Tra 90 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Tu non sei una donna, sei una schiava perché sei invalida": sono queste le parole che un uomo di 29 anni avrebbe rivolto alla compagna di 34 anni con un'invalidità. L'uomo – difeso dall'avvocato Rosemary Patrizi Dos Anjos – è stato condannato a cinque anni di carcere dal tribunale di Milano. L'accusa è di aver violentato sessualmente, minacciato, aggredito la 34enne e aver molestato la figlia di 13 anni. Il giudice ha accolto in parte la richiesta del pubblico ministero Rosaria Stagnaro. La pm aveva infatti chiesto una condanna a sei anni di reclusione.

Le avrebbe fatte vivere in uno stato di profondo timore

Stando a quanto riportato dal quotidiano "Il Giorno", le due donne hanno vissuto anni di abusi e violenze. Durante l'ennesima aggressione, avrebbe buttato la 13enne a terra per poi pestarle la testa con una scarpa. Una violenza inaudita che ha portato la ragazzina a perdere i sensi. Il tutto per evitare che prendesse il cellulare e chiamasse le forze dell'ordine. Questo è solo uno degli episodi contestati. L'uomo infatti, come spiegato nei capi di imputazione nei suoi confronti, avrebbe fatto vivere "uno stato di profondo timore per la loro incolumità fisica e mentale".

Le violenze nei confronti della moglie

Dal racconto della donna emergono episodi spaventosi: una volta le avrebbe buttato addosso una sedia, in un'altra occasione avrebbe provato a strangolarla e in un'altra ancora l'avrebbe spinta facendole battere la testa contro la vasca da bagno. In un'altra ancora l'avrebbe spinta dalle scale e poi le avrebbe camminato sopra. La donna è poi stata ricoverata in ospedale e solo in quel momento è partita la denuncia. Tra novanta giorni saranno poi depositate le motivazioni della condanna.

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