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Opinioni

Scudetto Inter, il sindaco tifoso Sala in silenzio: sui social infuriano le polemiche per la folla

Infuriano le polemiche dopo le scene di ieri a Milano, con i tifosi dell’Inter assembrati per festeggiare il 19esimo scudetto. Il sindaco Beppe Sala, interista, è rimasto in silenzio sui suoi social, invasi dalle critiche di molti cittadini. Difficile capire se un evento così spontaneo, ma previsto, potesse essere gestito diversamente. Di certo, per l’ennesima volta, il calcio in Italia “mette in pausa” il Covid-19. Ma oggi che i festeggiamenti sono finiti, la pandemia è ancora qui. E speriamo che le scene di ieri non si rivelino un assist per il virus.
A cura di Francesco Loiacono
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Non un post su Facebook, non un tweet su Twitter, nemmeno una foto su Instagram. Il sindaco di Milano Beppe Sala sceglie la strada del silenzio nella giornata che consegna all'Inter, la sua squadra del cuore e uno dei due club calcistici della città da lui governata, il 19esimo Scudetto della sua storia. Il "sindaco influencer", come viene provocatoriamente chiamato dall'opposizione, ha passato parte della giornata di ieri pedalando sulla sua bicicletta, come lui stesso ha mostrato su Instagram. Poi, però, la giornata a Milano ha preso una piega decisamente diversa. Lo scudetto, arrivato con una giornata di anticipo rispetto a quanto prospettato ma comunque nell'aria, ha scatenato la festa dei tifosi nerazzurri, che attendevano questo titolo da 11 anni. E sui social del sindaco si è riversata la rabbia di alcuni cittadini per quanto è successo in città.

Scene che sembravano festeggiamenti in epoca pre-Covid

Le scene che si sono viste sembravano normali festeggiamenti in epoca pre-Covid: migliaia di persone assembrate in piazza Duomo, in largo Cairoli, in fila sulle auto per caroselli rumorosi. Cori contro le squadre rivali, fumogeni, bandiere, più di una mascherina calata sul volto e qualcuno del tutto sprovvisto di una protezione che da oltre un anno abbiamo imparato essere la piccola barriera necessaria contro un virus che, anche ieri, in Lombardia ha ucciso 23 persone.

Difficile scrivere qualcosa sui festeggiamenti di ieri senza scadere nella retorica. Non sappiamo se, considerando il numero di persone coinvolte, si poteva fare in modo di contenere o indirizzare diversamente la folla, senza creare una calca che spaventa soprattutto per quanto abbiamo tutti vissuto a partire dal febbraio dello scorso anno. Potrà essere eventualmente il sindaco, se deciderà di parlare, a spiegare se la situazione che si è creata ieri era stata in qualche modo prevista, e se poteva essere evitata oppure no. La polizia locale, stando a quanto ha appreso Fanpage.it, non aveva ricevuto indicazioni di sorta. Ma l'ordine pubblico è gestito da prefettura e questura: e a quanto risulta l'unico intervento delle forze dell'ordine è stato quello per disperdere gli ultimi irriducibili festaioli dopo l'orario di coprifuoco in piazza Cairoli, anche con una carica di alleggerimento.

Speriamo che le scene di ieri non si rivelino un assist per il virus

Al di là delle considerazioni su come e se poteva essere gestita la giornata di ieri, vale la pena forse sottolineare un dato: scene tipo quelle di ieri a Milano, ma con numeri decisamente inferiori, si erano già viste lo scorso anno a Napoli (per la vittoria della Coppa Italia o la morte di Maradona), o a Roma pochi giorni fa per la partenza della squadra per Manchester. In tutti i casi c'è un elemento in comune: in nome del calcio in Italia è come se il Covid-19 potesse essere messo, per brevi periodi, in pausa. Ma non è così: oggi i festeggiamenti per lo scudetto sono finiti ma la pandemia, invece, è ancora qui. E speriamo che le scene di ieri non si rivelino un assist per il virus.

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