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Sconto di pena per Omar Confalonieri, l’avvocato della vittima: “Così le donne non denunceranno più le violenze”

L’ex agente immobiliare Omar Confalonieri, accusato di aver violentato una donna, ha ricevuto uno sconto di pena in Appello. Una decisione che è stata resa possibile dalla riforma Cartabia: “C’è una forte delusione sia perché non c’è stata assolutamente una risposta adeguata, ma soprattutto perché queste leggi sono state approvate da un Parlamento che è un organo che tutti noi votiamo”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Il 2 maggio scorso la Corte d'Appello di Milano ha deciso che Omar Confalonieri, l'ex agente immobiliare accusato di aver drogato una coppia e violentato la donna in casa sua, dovesse avere uno sconto di pena: da sei anni e quattro mesi a quattro anni e quattro mesi. La sentenza è arrivata a seguito di un concordato in appello, che sarebbe una specie di patteggiamento in secondo grado, che ha avuto anche il via libera della Procura generale.

Lo sconto della pena ha lasciato enorme delusione nella vittima. "Questa sentenza ci ha lasciato un grande senso di delusione, sfiducia e amarezza. Soprattutto perché se una persona accusata di fatti così gravi, riesce a farla franca con pene ridotte allora viene spontaneo chiedersi quale sia la fiducia che le vittime possono avere nelle nostre istituzioni": a dirlo a Fanpage.it è l'avvocato della vittima di Confalonieri, Matteo Pellacani.

Il legale evidenzia come la risposta delle istituzioni sia particolarmente scarna nei confronti di chi subisce violenze sessuali. Vittime che, se già hanno paura di denunciare, difficilmente saranno disposte a intraprendere questa strada se i loro carnefici riceveranno pene esigue.

Avvocato, perché la Corte d'Appello di Milano ha deciso di dare uno sconto di pena a Omar Confalonieri? 

Sono state concesse le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate ed è stata inoltre accolta la richiesta di patteggiamento presentata dai difensori dell’imputato. Quest'ultima arriva alla luce della modifica introdotta dalla riforma sulla giustizia penale Cartabia che consente di presentare richiesta di patteggiamento in Appello anche per reati molto gravi, tra i quali c'è anche la violenza sessuale.

Questa decisione ha lasciato molta amarezza, delusione e sfiducia soprattutto perché se una persona, accusata di fatti così gravi, riesce a farla franca perché riceve uno sconto di pena allora viene spontaneo chiedersi come le vittime possono avere fiducia nelle nostre istituzioni.

C'è una forte delusione sia perché non c'è stata assolutamente una risposta adeguata, ma soprattutto perché queste leggi sono state approvate da un Parlamento che è un organo che tutti noi votiamo.

C'è il rischio che sentenze simili spingano le vittime a non denunciare? 

Assolutamente sì. Nel mio caso specifico, la mia assistita è molto arrabbiata. E immagino che anche tutte le vittime di violenza provino lo stesso e non hanno più fiducia. Ripeto: queste leggi vengono approvate da un Parlamento che, per questi reati, non sta dando una risposta adeguata. Di conseguenza i giudici si trovano ad applicare leggi e pene non idonee.

Questo fa sì che una vittima, che trova la forza di denunciare perché spera e crede di poter ottenere una pena esemplare, venga mortificata da queste sentenze. È stato così per la mia cliente, ma credo anche per le vittime del processo sulle violenze sessuali avvenute a Capodanno 2022 in piazza Duomo a Milano. Sempre il 2 maggio, oltre alla sentenza per Omar Confalonieri, è stata emessa una sentenza per uno degli autori delle violenze in piazza Duomo.

La Procura aveva chiesto una condanna a sei anni, ma il giudice ha deciso per una pena di cinque anni e dieci mesi. Anche in questo caso, c'è stata una risposta totalmente inadeguata e sono state applicate pene sproporzionate alla gravità del fatto. Nel nostro caso, ricordo inoltre, che c'era già una sentenza in primo grado e c'è un altro procedimento, con altre vittime, che è ancora in corso.

Alla luce di tutto questo, ritengo che la risposta della giustizia non sia conforme alle aspettative delle vittime.

C'è il rischio che queste sentenze non siano d'aiuto nel contrasto alle violenze sessuali?

Assolutamente sì. Ritengo che l’autore di reati così gravi si faccia forte alla luce di queste decisioni. La risposta da parte della giustizia è nettamente ridimensionata rispetto alle aspettative. C'è una assoluta carenza nell'applicazione di pene proporzionate ai reati: è evidente che gli autori alla fine riescano quasi a farla franca.

Una pena esemplare invece contribuisce a fare in modo che le vittime, che già hanno paura a denunciare il proprio aggressore, trovino la forza per farlo. Tra sconti di pena e benefici premiali, previsti sia dalla legislazione processuale che nazionale, l'autore in qualche modo ne esce da vincitore. Anche la mia cliente, dopo la sentenza in secondo grado, ha detto: "Da questa vicenda l'imputato ne è uscito quasi vincitore".

E infatti, a fronte della gravità di quanto commesso, Confalonieri ha ottenuto una pena di quattro e anni e quattro mesi. Bisogna poi tenere conto che ha già affrontato un lungo periodo di detenzione e probabilmente avrà la possibilità di chiedere una misura alternativa o di essere scarcerato.

Le vittime si sentono sempre più sole, sfiduciate dalla giustizia e dal legislatore. Le pene vanno seriamente aumentate. È vero che la legge sul Codice Rosso ha, nel 2019, inasprito il trattamento sanzionatorio. Il problema è che queste pene non sono eque. La riforma Cartabia si basa su una esigenza deflattiva e cioè quello di ridurre la durate del processo penale. Questo, però, non può andare a scapito della certezza della pena e delle vittime che meritano giustizia e soprattuto non devono favorire o facilitare gli autori di reati così gravi.

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