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Romano La Russa: “Il saluto romano al funerale non è un gesto fascista, ma un rituale militare”

Sulla vicenda interviene anche la parte milanese di Fratelli d’Italia. “L’estremo saluto era stato richiesto in vita dal defunto”. E ancora: “La Russa ha comunque invitato i presenti ad astenersi dal saluto, che non ha niente a che fare con quello fascista”.
A cura di Francesca Del Boca
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Una difesa ostinata, che sa di vera e propria negazione. "Non era un saluto romano, nessuno lì ha fatto il saluto romano. Non c'entra niente con il saluto romano". Poi, però, ammette con una punta di amarezza: "Sì, è stato inopportuno".

Così Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza e fratello del senatore simbolo di Fratelli d'Italia Ignazio, commenta a Il Corriere della Sera il polverone che si alzato intorno al saluto romano eseguito da lui e da altri partecipanti durante il funerale di Alberto Stabilini, militante dell‘estrema destra milanese come membro del Fronte della Gioventù. Nonché "un vecchio amico che era mio cognato", secondo le parole di La Russa.

Un vecchio amico e forse anche qualcosa di più, dal momento che i due furono fermati insieme per i fatti del "Giovedì Nero" di Milano, il 4 agosto del 1974: la giornata di violenze e scontri tra militanti che culminò con l'uccisione dell'agente di polizia Antonio Marino.

Il militante di destra

Un legame forte e di lunga data, insomma. Da omaggiare, nel momento dell'addio, nello stile dei tempi che furono. Tre file ordinate di ex camerati, l'urlo della parola "presente" e il braccio destro teso che scatta verso l'alto.

"Una quindicina di amici dai tempi della scuola ha pensato di salutarlo come lui aveva chiesto e come avrebbe voluto davanti alla sua sezione, perché è sempre stato un militante di destra. Dopodiché è stato dato il "presente", che è tutto tranne che un saluto romano". Il resto, sono solo "strumentalizzazioni" del video.

Un'usanza del passato?

Addirittura, secondo Romano La Russa, si tratterebbe di un'usanza apolitica, una tradizione del nostro passato. "Ricordo che da ragazzo, in Sicilia, quando passava il feretro, tutta la gente di destra e di sinistra come saluto dopo il segno della croce alzava il braccio. Era un’usanza che abbiamo mantenuto".

Lo scandalo del braccio teso

Sta di fatto che ormai la frittata è fatta, e intorno a quel gesto (documentato da un video diffuso inizialmente da Il Fatto Quotidiano) gonfia sempre più la polemica. Nello stupore apparente dell'assessore lombardo. "Non è che ogni volta che uno alza il braccio risorge il pericolo fascista. Non capisco tutto questo scandalo". Che commenta poi, più sincero: "È stato inopportuno. Inopportuno se fosse stato un saluto romano, ma inopportuno comunque".

Il commento di Fratelli d'Italia

A gamba tesa interviene direttamente anche la parte milanese di Fratelli d'Italia, per difendere a spada tratta il suo esponente. "Va precisato che l'estremo saluto era stato richiesto in vita dal defunto, e che Romano era cognato e amico di una vita di Alberto", scrive il partito in una nota.

"Quel che preme sottolineare, e che non emerge dal video, è invece che Romano ha invitato tutti a non fare il saluto romano. Emerge con chiarezza che il movimento del braccio di Romano non ha nulla a che fare con il saluto fascista ma, al contrario, testimonia il suo invito ai presenti ad astenersi dal saluto. Basta verificare il movimento del suo braccio, peraltro assente durante le  chiamate consecutive, che comunque la Cassazione ha sancito non essere reato se effettuato durante un funerale".

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